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Autostrade, ultimatum sulle tariffe. Trattativa sul riassetto

Weekend decisivo per Atlantia. Il governo chiede ad Aspi una nuova proposta più vantaggiosa e minaccia la revoca. Ma la maggioranza è spaccata, Pd e Iv sono per la trattativa. E Benetton è pronta a diluire la sua quota sotto il 50%. Indagato l’Ad Tomasi per le barriere antirumore

Autostrade, ultimatum sulle tariffe. Trattativa sul riassetto

Trattativa o revoca? il governo per ora sceglie la via dell’ultimatum ad Autostrade per l’Italia. Nel vertice di giovedì pomeriggio al ministero dei Trasporti, il governo ha chiesto ad Aspi – controllata all’88% da Atlantia che a sua volta ha i Benetton come soci di riferimento – di formulare una nuova proposta che risulti più conveniente rispetto alle precedenti su questi punti: riduzione delle tariffe, compensazioni, sanzioni in caso di inadempimenti sulle manutenzioni. Altrimenti, revoca della concessione.

Ma sul piatto della trattativa, i Benetton hanno messo un’altra carta: la possibilità di ridurre la propria presenza in Autostrade sotto il 50%. Come? Attraverso un aumento di capitale che diluisca la quota in mano ad Atlantia. Quindi non sarebbero i Benetton ad incassare, ma la società che in questo modo si ricapitalizzerebbe. Ma chi dovrebbe sottoscrivere l’aumento? E soprattutto a quale prezzo? Le ipotesi in circolazione prevedono, come è ormai noto, un ingresso diretto di Cdp oltre ad un intervento di F2i, di alcune casse previdenziali e fondazioni e forse anche dei soci rilevanti di Aspi – come Allianz, Edf e i cinesi di Silk Road. Ma Atlantia teme l’esproprio e che il ridimensionamento azionario venga imposto a prezzi fuori dal mercato. Giovedì il titolo Atlantia ha perso l’8,29% dopo aver toccato picchi vicini a -10% ed essere finito in asta di volatilità.

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Il premier Conte chiede ad Aspi una proposta subito o minaccia di portare la revoca in Consiglio dei ministri, forse già lunedì, quando rientrerà da Berlino dopo il giro nelle capitali europee in vista del Consiglio Ue sul Recovery Fund. In verità, la minaccia non sembra realistica per diversi motivi. Il Pd, e quindi la ministra De Micheli, sono per la trattativa e altrettanto Italia Viva. Il Movimento 5 Stelle invece vorrebbe l’uscita dei Benetton e punta dritto alla revoca. Un muro che la sentenza della Consulta sul Ponte Morandi ha ulteriormente rafforzato. Oggi dovrebbero riunirsi i Cda sia di Atlantia che di Aspi.

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Se la maggioranza resta dunque spaccata, rimane un altro punto da chiarire. La revoca costa: almeno 7-8 miliardi, ma anche molti più – 23 miliardi per l’esattezza – nel caso in cui l’articolo 35 del Milleproproghe 2019, con il quale il governo si è autoridotto l’indennizzo in caso di revoca, per l’appunto, fosse giudicato non legittimo. Ma qui si aprirebbero scenari giudiziari che durerebbero anni.

Intanto l’Ad di Autostrade, Roberto Tomasi, sarebbe finito sotto indagine della Procura – secondo quanto riferisce Repubblica – nell’ambito dell’inchiesta sulle barriere antirumore, dopo l’esposto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

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