Non solo le bollette di luce e gas: dal primo gennaio scattano anche i rincari del pedaggio delle autostrade, con un incremento medio sull’intera rete del 2,74%. Lo ha reso noto venerdì il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’adeguamento tariffario più basso è quello di Autostrade per l’Italia, pari all’1,51%. La società precisa che l’aumento include anche il recupero del 70% dell’inflazione reale e la remunerazione dei nuovi investimenti effettuati.
Ecco come cambiano le tariffe delle autostrade a maggiore percorrenza:
San Cesareo – Roma Sud: da 1,10 a 1,20 euro;
Binasco – Milano Ovest: da 1,30 a 1,40 euro;
Lodi – Milano Sud: da 2,30 a 2,40 euro;
Milano Est – Bergamo: da 3,40 a 3,50 euro;
Roma Nord – Orte: da 4,40 a 4,50 euro;
Milano Ghisolfa – Rondissone: da 15,60 a 16,80 euro;
Firenze Sud – Firenze Scandicci: da 1,10 a 1,20 euro.
I rincari sono molto più pesanti per le concessionarie Rav, “a seguito del riconoscimento di pronunce giudiziarie su ricorsi attivati dalle società – spiega il ministero – Tali incrementi recepiscono peraltro recuperi di adeguamenti relativi ad esercizi precedenti. L’eventuale inottemperanza alle disposizioni giudiziarie avrebbe esposto l’amministrazione ad un aggravio di oneri”.
Ecco allora la stangata:
Aosta Ovest – Morgex km 31,4 da 5,60 a 8,40 euro (+52,69%, un record);
Strada dei Parchi +12,89% (ossia oltre 2 euro in più per percorrere i 170 chilometri da Roma a Teramo);
Autostrade Meridionali +5,98%.
Per le Società Torino-Milano (+8,34%) e Milano Serravalle (+13,91%) gli incrementi tariffari remunerano in particolar modo gli investimenti di adeguamento e potenziamento della rete eseguiti.
“Si tratta di aumenti inaccettabili – attacca Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Anche se il rialzo medio dei pedaggi sulla rete autostradale è del 2,74%, ci sono incrementi bulgari. Avere rincari del 13,91%, come per la Milano Serravalle, vuol dire mandare in tilt i bilanci di quei pendolari costretti a prendere quella tratta”.