Un risarcimento elevato da 3 a 3,4 miliardi e un taglio alle tariffe articolato lungo tutto il corso della concessione, sono i due pilastri della proposta esaminata dal Cda di Autostrade per l’Italia (Aspi) che avrebbe dato via libera all’Ad Roberto Tomasi per sottoporla al governo. L’altra parte della trattativa, in pieno corso con il governo durante il weekend, riguarda Atlantia e il passo indietro che la famiglia Benetton sarebbe disposta a fare, scendendo dal’88% sotto al 50% del capitale di Aspi e così salvare la concessione in capo all’azienda fino alla scadenza naturale nel 2038. Il tutto sarà spedito a Palazzo Chigi per poi arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri che è previsto riunirsi martedì.
Si rincorrono le ricostruzioni sulle giornate decisive della vertenza con Autostrade-Atlantia che è ormai arrivata al punto di svolta dopo l’accelerazione seguita all’affidamento del nuovo Ponte di Genova in gestione alla società e dopo la sentenza della Consulta. Venerdì l’ultimatum arrivato dal premier Conte, che ha chiesto proposte “più adeguate” alla società autostradale. Pena la revoca.
La sintesi delle voci che si rincorrono fa propendere il piatto della bilancia verso la trattativa, sostenuta dal Pd e da Italia Viva nonostante il parere fortemente contrario del Movimento 5 Stelle. Anche dopo l’ultima proposta, esponenti del Movimento, come il presidente della Camera Fico, si sono pronunciati a favore dell’uscita dei Benetton dal business autostradale. Difficile tuttavia pensare ad una revoca che distruggerebbe valore per tutti: per gli azionisti ma anche per lo Stato poiché innescherebbe un contenzioso gigantesco e dall’esito incerto, distruggendo Aspi e il suo bagaglio di competenze che, piaccia o no, non è così semplice sostituire in un batter d’occhio.
Tornando dunque alla realtà, le compensazioni offerte dalla società sarebbero suddivise così: 700 milioni per la ricostruzione del Ponte e per indennizzi a Genova; 1,5 miliardi di opere di manutenzione straordinarie; per finanziare il taglio delle tariffe che non sarebbe limitato ai primi anni ma si estenderebbe su tutto l’arco della restante concessione. Il pacchetto si andrebbe ad aggiungere ai 14,5 miliardi di investimenti e ai 7 miliardi di manutenzione già programmati fino alla scadenza del contratto con lo Stato.
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Sul versante del riassetto azionario invece, l’ipotesi che si è rafforzata con il passare delle ore mette in campo un aumento di capitale del valore stimato di 3 miliardi. Cdp, F2i e altri azionisti (si era parlato anche di Poste Vita) entrerebbero nel capitale facendo così scendere la quota dei Benetton sotto la soglia del 50%. In questo modo, si avrebbe anche il vantaggio di ricapitalizzare Aspi che – dopo l’entrata in vigore del Milleproroghe e dell’articolo 35 che ha ridotto l’indennizzo in caso di revoca della concessione da 23 a 7 miliardi – si è ritrovata sottocapitalizzata rispetto ai debiti (10 miliardi contro appunto 7 di indennizzo). Un decisione che ha creato enormi problemi di liquidità ad Aspi bloccando di fatto l’accesso al credito bancario poiché ha fatto scattare il taglio del rating della società.
Ultimo aggiornamento il 12 Luglio 2020 alle 9:03