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Autonomia differenziata: Tajani batta un colpo e trovi la forza di non approvare la legge Calderoli

Imagoeconomica

È opinione diffusa che le elezioni europee abbiano rilanciato il bipolarismo e distrutto il centro liberale e riformista. C’è però da dubitare che questa sia una tendenza di lungo periodo e non un risultato occasionale dovuto più che altro agli errori dei partiti di centro che si sono presentati al giudizio degli elettori divisi, non sui contenuti ma a causa di ripicche personali difficilmente comprensibili. Questo vale per Renzi e per Calenda. Diverso il caso di Forza Italia, il partito di Berlusconi guidato ora da Tajani, che è saldamente ancorato al governo di destra anche se a differenza del ventennio scorso, non è più il fulcro dalla coalizione. 

C’è lo spazio per un centro liberale e riformista

Per capire se davvero non ci sarà più spazio al centro (o meglio per un partito liberale e riformista, europeista ed atlantista) bisogna rispondere a due domande: in primo luogo se esiste ancora uno spazio centrale da occupare, ed in secondo luogo se è davvero nell’interesse del paese marciare verso un bipolarismo che come si è dimostrato in passato con i governi Berlusconi e Prodi non ha mai assicurato stabilità di governo, ed anzi le coalizioni sono andate in frantumi per conflitti politici insanabili. E si trattava di coalizioni dove la forza predominante era ancorata al centro o quantomeno ad un riformismo non velleitario. Ora quando la trazione delle coalizioni è invece collocata alle estreme con un centro moderato molto debole, il rischio di cambiamenti repentini in politica estera ed economica è molto cresciuto. E non sarà la brutta riforma del premierato a porre rimedio alla instabilità dei governi. 

Mario Monti ha dimostrato che il premierato non va bene 

Come ha notato Mario Monti nel suo ultimo libro “Demagonia. Dove porta la politica delle illusioni” non è vero che i sistemi presidenziali assicurano maggiore stabilità ed efficienza nel governare. O meglio: questo succedeva quando il sistema tendeva a convergere verso il centro, mentre oggi predomina la corsa verso le estreme che mettono a rischio di capovolgimenti non solo le politiche, ma lo stesso sistema democratico. Si veda quanto sta succedendo negli Usa e quanto avviene proprio in questi giorni in Francia.

Non sarebbe azzardato quindi supporre che esista uno spazio liberale di centro e che ci sia una porzione dell’elettorato (vicina al 20%), che potrebbe riequilibrare il sistema interrompendo la corsa verso l’estremismo demagogico e che diffonde illusioni che alla fine creano solo altra disaffezione presso l’elettorato. Il partito di Tajani, che dopo la morte del Cav Berlusconi molti davano per morto, ha avuto una buona affermazione alle europee, scavalcando la Lega di Salvini. Subito lo stesso Tajani e poi la Moratti ed altri esponenti del partito, hanno dichiarato di essere disponibili ad offrire una casa al milione e mezzo di elettori che sono rimasti senza rappresentanza. Per deputati e senatori di Italia Viva e Azione si vedrà caso per caso in modo da evitare un assalto alla diligenza del probabile vincitore. 

Forza Italia deve contrastare gli estremisti della Lega 

Non sarà una operazione facile. FI è troppo legata al centro destra ed è troppo poco liberale per attrarre quote significative di elettori di un centro chiaramente riformista.

Ma per tentarla Tajani e il suo gruppo dirigente dovrebbero iniziare a contestare le iniziative più estremiste dei loro alleati di governo evitando di continuare con atteggiamenti remissivi, mascherati dalla necessità di non far cadere la premier Meloni

Un atteggiamento responsabile che Salvini invece non adotta e che comunque lo porta a segnare qualche goal senza far cadere il governo.

La prima cosa da fare per affermarsi come un vero partito di centro sarebbe quella di fermare la legge Calderoli sull’autonomia differenziata che da martedì sarà in discussione alla Camera per l’approvazione definitiva. Si tratta di una legge pazzesca che non solo sfascerà l’Italia ma che renderà le stesse regioni meno efficienti e molto più costose. È stato dimostrato in modo inequivocabile che non solo molti aspetti della legge soffrono di un difetto di costituzionalità, ma che sarà impossibile stabilire per tutte le regioni i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) a meno di non mandare a gambe all’aria i conti dello Stato. Inoltre, molte delle materie che non fanno parte del Lep, come l’energia, i trasporti ecc, non si possono affrontare a livello regionale, ed anzi spesso non basta nemmeno la dimensione nazionale. Si auspica invece che per certi settori (oltre all’energia la transizione green, le tlc, la difesa) si dia delega all’Europa per avere politiche veramente efficienti. 

La legge sulle autonomie va ripensata totalmente 

Tajani non si può accontentare di un ordine del giorno che, com’è noto, non impegna il governo, e votare una simile riforma. Dovrebbe battersi per emendare il testo in molti punti e così imporre il suo ritorno al Senato. E con ogni probabilità, il rifacimento completo del discorso sulle autonomie andando prima a vedere se le attuali regioni hanno davvero funzionato e come si può efficientare davvero la macchina statale distinguendo bene le competenze ed evitando lungaggini e conflitti giuridici.

Salvini potrebbe mettere a rischio il governo. È lecito dubitare che la Lega possa rischiare di stare all’opposizione finendo nell’irrilevanza. E comunque se Tajani vuole davvero presentarsi come una forza liberale e moderata deve cominciare a puntare i piedi sulle follie delle forze estremiste come la Lega che per piccoli interessi personali rischiano di mandare a sbattere l’intero paese.

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Categories: Politica