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Autonomia differenziata, la Consulta boccia il referendum abrogativo: “Inammissibile”

“L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, afferma la Consulta. Ammissibili gli altri 5 quesiti, tra i quali cittadinanza e Jobs Act

Autonomia differenziata, la Consulta boccia il referendum abrogativo: “Inammissibile”

Dopo una camera di consiglio durata circa sette ore, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata delle Regioni. Ad emettere la sentenza sono stati gli attuali undici giudici della Consulta.

I motivi della decisione

In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa ha reso noto che la Corte Costituzionale “ha ritenuto inammissibile il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024”. Il motivo è presto detto: la legge era già stata ampiamente ribaltata dai profondi rilievi della Consulta. Il che ha reso non più attuale e non più coerente il quesito che ne proponeva l’abrogazione.

Secondo i giudici, “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Per la Consulta “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione”: ciò “non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni. 

Ammissibili gli altri 5 referendum

Sono invece stati dichiarati ammissibili gli altri 5 referendum che riguardavano in particolare la cittadinanza per gli extracomunitari, il Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti di lavoro a termine, le responsabilità solidale del committente negli appalti. 

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