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AUTOMOBILISMO, F1 – Solo un miracolo di Alonso può strappare il titolo iridato a Vettel

13 punti. Pochissimi, se consideriamo le 17 gare in archivio e le 3 che mancano alla fine, con tanto di 75 punti in palio per l’eventuale triplo vincitore; molti, forse troppi se facciamo i conti con la tendenza recente del Mondiale. La Formula 1 si avvicina ad Abu Dhabi, teatro domenica della terz’ultima gara iridata 2012, e il 13 riassume il distacco in punti fra il leader del campionato Sebastian Vettel e Fernando Alonso che insegue. Più in dettaglio. Un miracolo, se si dà un’ occhiata al distacco fra i team dei due contendenti: Red Bull a quota 407, Ferrari 316, e il dato la dice lunga sui meriti dello spagnolo del Cavallino. Una voragine, se consideriamo che la monoposto austro-britannica è la fotocopia a colori della sbiadita Red Bull in crisi tecnica soltanto due mesi fa, e che Vettel viene da uno sbalorditivo poker di vittorie negli ultimi 4 Gran Premi: Singapore, Giappone, Corea, India.

Altre due parole sui possibili sviluppi del campionato, da qui alla bandiera a scacchi finale del 25 novembre in Brasile. Con questi valori tecnici confermati, Vettel ha in cassaforte il terzo titolo iridato di fila, a meno di errori clamorosi suoi o del muretto, o di provvedimenti disciplinari particolarmente parziali, o di frane e inondazioni per lui solo. Se la Ferrari porterà in pista questo benedetto e attesissimo progresso tecnico (ma verrebbe da dire questo salto con l’asta…), allora i valori in campo potranno anche riequilibrarsi, O addirittura tornare a favore della Rossa, che ha in Alonso un asso nella manica in chiaro assetto di supremazia personale, non soltanto di guida ma anche di freddezza e versatilità, di fantasia e di grinta spesso fuori dal comune.

Il punto, però, è un altro: perché parliamo da sempre, ormai, di una Ferrari obbligata a forzare le tappe per migliorarsi, a estrarre conigli dal cappello? In una parola: a inseguire. Quest’anno è un esempio straordinario di capacità di recupero, di stringere i denti e di fare squadra, ma soltanto perché la F2012 è nata come monoposto inferiore -alla prima gara- di circa un secondo al giro rispetto alle avversarie migliori. E non è una novità di quest’anno: a Maranello, una monoposto vincente da subito, o comunque capace di giocarsela con chance ragionevoli di vittoria presto e in modo continuativo, non la realizzano dal 2008. Lasciamo stare le Ferrari dell’Età dell’Oro, quelle degli 11 titoli in sei stagioni fra il 1999 e il 2004, dello strapotere firmato Schumacher. Ma nel 2008 quella Ferrari iniziò la stagione con Raikkonen fortissimo, e in estate l’iniziativa passò nelle mani di Felipe Massa che accarezzò il Mondiale fino all’ultima curva dell’ultimo Gp, in Brasile, per poi perderlo in modo rocambolesco a favore di Hamilton su McLaren. E quella Ferrari non era più quella dei trionfi a ripetizione: Schumacher non c’era più; e così Jean Todt; e così i tecnici Ross Brawn e Rory Byrne. Ma dall’anno successivo, Ferrari davvero competitive non se ne sono più viste. E neanche i miracoli di Alonso non soltanto al volante, ma anche nel fare il trascinatore del team, hanno risanato la situazione.

Questa realtà stride a fronte della perfezione del team rosso in ambito tattico-strategico. Ma il tema tecnico necessita di virare la rotta. E non bastano i dubbi sull’efficienza della galleria del vento Ferrari, che -pare- fornisce sulla carta dati che la pista non sempre conferma. Tantomeno quelli sul materiale umano: la Ferrari non ha il genio Adrian Newey, autore delle fortissime Red Bull così come negli anni diede vita alle Williams e McLaren più vincenti di sempre. Ma Newey non ce l’ha neanche la McLaren, neanche la Lotus e la Mercedes e la Sauber: monoposto che, se togliamo dalla bilancia l’incredibile peso specifico di Alonso, spesso alla Ferrari 2012 hanno dato filo da torcere.

E’ una riflessione che certamente a Maranello si sta già facendo. C’è questo Mondiale da riprendere per i capelli, e riuscirci sarebbe davvero un colpo di reni da storia delle corse. Ma c’è anche da pensare al futuro. Che è vicino. Vicinissimo.

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