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Autogol Lula: accusò Bolsonaro di rubare i mobili del palazzo presidenziale, ora dovrà risarcirlo

Vicenda giudiziaria da lite di condominio tra i due leader brasiliani: l’ex presidente durante il suo mandato dal 2019 al 2022 non aveva sottratto 83 beni di proprietà pubblica, li aveva solo spostati in un deposito. Ora il governo dovrà riconoscergli i danni morali. Smacco per Lula che oscura la notizia

Autogol Lula: accusò Bolsonaro di rubare i mobili del palazzo presidenziale, ora dovrà risarcirlo

Non dovrà pagare di tasca sua, il presidente brasiliano Lula, ma una sua accusa maldestra, ripetuta per diverse volte, è costata al governo una condanna per risarcimento dei danni morali nei confronti dell’ex presidente Jair Bolsonaro e della moglie Michelle. A stabilirlo, pochi giorni fa, è stato il Tribunale del Distretto Federale, che ha quantificato in 15 mila reais (circa 3 mila euro), una cifra irrisoria ma dal forte significato simbolico, l’assegno che l’esecutivo dovrà staccare in favore della famiglia Bolsonaro.

L’episodio contestato risale all’insediamento di Lula per il suo terzo mandato alla guida del Brasile, nel gennaio del 2023, quando il 78 enne leader socialista, dopo averla spuntata per un soffio alle elezioni di fine 2022 sul presidente uscente, lo aveva poi pubblicamente – e ripetutamente – accusato di aver fatto sparire dalla residenza presidenziale del Palacio da Alvorada, a Brasilia, 83 mobili, appropriandosi dunque di beni pubblici. Non solo: la moglie dell’ex sindacalista metalmeccanico, la primeira-dama Janja da Silva, ci aveva messo il carico contestando pure lo stato in cui si trovava la parte di mobilio che era stata lasciata al suo posto. In realtà, come ha sempre sostenuto Bolsonaro che ha dato mandato ai suoi legali di fare causa, il presidente in carica dal 2019 al 2022 aveva deciso, insieme alla moglie, la primeira-dama Michelle Reinaldo, di cambiare l’arredamento della sede del governo, sostituendo con mobili personali quelli proposti dalla collezione federale, che però non vennero rubati o nascosti, ma solo trasferiti temporaneamente in un deposito.

Gli avvocati di Bolsonaro avevano chiesto un risarcimento per 20 mila reais, una pretesa dunque accolta dai giudici ma non nella totalità del suo valore. Rimane però lo smacco per Lula, che aveva provato a fare passare il leader di estrema destra, che pur di grane giudiziarie e di condanne ne ha non poche, come un ladro da Banda Bassotti. Eppure Bolsonaro di accuse ne ha ricevute, negli anni, anche per vicende ancora più squallide, delle quali era – o si sospetta ancora che fosse – effettivamente colpevole, come la divulgazione di fake news, la negazione del Covid e il conseguente genocidio per aver lasciato il virus uccidere oltre 700 mila persone, e il tentativo di golpe l’8 gennaio del 2023, proprio pochi giorni dopo l’insediamento del rivale.

Insomma l’ex presidente brasiliano tutto meritava tranne che una riabilitazione, seppur limitata ad un episodio tutto sommato trascurabile. Ma che ora verrà usato ferocemente contro Lula, che già viene messo con le spalle al muro dall’opposizione per le sue posizioni ambigue nei confronti del Venezuela di Nicolas Maduro, là dove invece la comunità internazionale vorrebbe che il Brasile non riconoscesse l’esito delle ultime elezioni e trattasse con Caracas un pacifico passaggio di potere a quello che da molti è considerato il presidente legittimo, e cioè Edmundo Gonzalez. Lula invece continua a mandare la palla in tribuna, irritando anche gli Stati Uniti che lo vorrebbero più esposto contro il regime chavista.

Bolsonaro da parte sua sta cavalcando anche l’onda dei fronti di guerra, accusando l’attuale presidente di essere filo-palestinese (alle manifestazioni della destra va ormai di moda presentarsi con la bandiera di Israele), e soprattutto dello scontro istituzionale che da mesi vede Elon Musk scazzottare via social con il Tribunale Supremo brasiliano, che ha prima preteso il rispetto delle regole democratiche da parte di X e poi finito per oscurarlo, facendo dell’eccentrico imprenditore un martire e il nuovo personaggio di culto del bolsonarismo.

Tornando al caso dei mobili dell’Alvorada, l’Avvocatura Generale dello Stato ha già annunciato che farà ricorso contro la decisione della 17esima sezione della Giustizia Federale. Insomma il caso, degno di una lite condominiale, non è affatto chiuso, anche perché la famiglia Bolsonaro ha lamentato che la notizia della sentenza, sfavorevole a Lula, non sia stata pubblicata sui canali ufficiali della Presidenza, come sarebbe stato corretto fare. Soprattutto dopo che il nuovo governo, qualche mese fa, aveva usato la vicenda come motivazione per giustificare una spesa extra di quasi 200 mila reais per l’acquisto di mobili di lusso, come rivelò la stampa locale.

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