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Auto: migliaia di Porsche, Bentley e Audi bloccate nei porti Usa. Sotto accusa per lavoro forzato c’è un prodotto cinese. I motivi del divieto

Violata una legge americana contro il lavoro forzato degli Uiguri, minoranza religiosa dello Xinjiang da tempo perseguitata. I componenti delle auto saranno cambiati ma ciò comporterà ritardi nelle consegne

Auto: migliaia di Porsche, Bentley e Audi bloccate nei porti Usa. Sotto accusa per lavoro forzato c’è un prodotto cinese. I motivi del divieto

Niente sbarco negli Usa per migliaia di auto Porsche, Bentley e Audi. Le vetture dei tre marchi, appartenenti al gruppo Volkswagen, sono bloccate nei porti degli Stati Uniti dopo che un fornitore del gruppo madre ha scoperto un sottocomponente cinese nei veicoli che violava le leggi anti-lavoro forzato. A riportare la notizia è stato il Financial Times, spiegando che il gruppo automobilistico tedesco, secondo due fonti del quotidiano, dovrà ritardare la consegna dei veicoli fino alla fine di marzo, al massimo, per sostituire un componente elettronico proveniente dalla Cina occidentale.

Le fonti hanno chiarito che Volkswagen non era a conoscenza dell’origine del componente, fornito da un fornitore indiretto più giù nella catena di approvvigionamento, fino a quando non è stato segnalato il problema. Il gruppo ha poi immediatamente notificato alle autorità statunitensi non appena è stata informata dell’origine del componente. La scoperta del componente proibito dalle legge statunitense sarebbe avvenuta intorno alla metà di gennaio.

Aumentare la presenza negli Stati Uniti

Il blocco ha coinvolto circa 1.000 Porsche, diverse centinaia di Bentley e diverse migliaia di Audi. Volkswagen sta cercando di compensare il calo delle vendite in Cina aumentando la sua presenza negli Stati Uniti, nonostante le tensioni tra Washington e Pechino.

Le autorità doganali statunitensi hanno già dato il via libera all’azienda per l’acquisto di moduli elettronici di ricambio ed è stato avviato il processo di riparazione delle auto, secondo quanto riferito da due fonti. Anche se alcune vetture sono già state riparate la scorsa settimana, si prevede che il backlog non sarà risolto prima del prossimo mese almeno. La sostituzione dei moduli è relativamente semplice e non richiede lo smontaggio dei veicoli, sebbene alcuni modelli più complessi possano richiedere diverse ore per essere riparati, secondo fonti informate sul processo.

Legge sulla prevenzione del lavoro forzato degli Uiguri

Gli Stati Uniti proibiscono l’importazione di prodotti fabbricati con lavoro forzato degli Uiguri, una minoranza etnica nella regione occidentale dello Xinjiang e in altre aree della Cina, in base all’Uyghur Forced Labor Prevention Act del 2021.

Gli Uiguri sono una minoranza di origine turcofona musulmana che risiede nella regione dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina. Da tempo sono perseguitati dalle autorità cinesi per la loro religione. Spesso sono soggetti a detenzione in centri di “rieducazione” (per modificarne la loro l’identità religiosa e culturale) o a repressione e lavoro forzato.

Le fonti del FT non hanno confermato però se il pezzo in questione fosse stato prodotto nello Xinjiang stesso.

“Appena abbiamo ricevuto informazioni su accuse riguardanti uno dei nostri sub-fornitori, abbiamo avviato un’indagine sulla questione. Chiariremo i fatti e poi adotteremo le misure appropriate. Queste possono includere anche la cessazione del rapporto con il fornitore se le nostre indagini confermano gravi violazioni. Volkswagen prende molto seriamente le accuse di violazioni dei diritti umani, come l’accusa di lavoro forzato sia all’interno dell’azienda che nella catena di approvvigionamento” ha spiegato in una nota il Gruppo tedesco.

La critiche a Volkswagen

Volkswagen è criticato dalle associazioni per i diritti umani per un impianto che possiede insieme al partner cinese, Saic, a Urumqi, capoluogo dello Xinjiang, dove, secondo Human Rights Watch, si verificherebbero “crimini contro l’umanità”. Un’accusa che il Gruppo non ha voluto commentare.

Gli ufficiali cinesi hanno difeso i programmi di lavoro nella regione dello Xinjiang come una forma di assistenza all’occupazione. Un rapporto di Human Rights Watch pubblicato questo mese ha messo in guardia sui rischi per i produttori di automobili che acquistano alluminio prodotto da vittime di lavoro forzato nella regione.

Mercoledì scorso, la casa automobilistica tedesca con sede a Wolfsburg ha annunciato che avrebbe discusso con il suo partner cinese SAIC della “direzione futura degli affari” nella regione dello Xinjiang, in risposta alle nuove accuse di lavoro forzato riportate dai media tedeschi.

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