L’anno scorso la Toyota aveva allungato la distanza che la separava dal primo posto nella classifica delle case automobilistiche mondiali. Lo scettro che la Toyota deteneva dal 2008 era stato ceduto alla GM nel 2010, dopo una cattiva pubblicità su problemi di qualità e una Grande recessione che aveva colpito il mercato domestico (e i mercati di esportazione europei) più duramente di quanto non fosse successo col mercato americano. Nel 2011, poi, le cose sono peggiorate, dopo un uno-due che aveva messo in ginocchio produzione e logistica: prima il terremoto/maremoto di marzo, poi, nella seconda metà dell’anno, le inondazioni in Thailandia che avevano ridotto le forniture alla casa madre. Ma nell’ultimo trimestre – il primo del 2012 – la casa giapponese ha riconquistato quel primato che deteneva nel 2008-2009, vendendo 2,49 milioni di veicoli contro i 2,28 della General Motors e i 2,16 della Volkswagen.
Quello che insidia oggi la Toyota è il cambio: a 79,5 contro dollaro siamo al limite di quanto possa sopportare. Anche se il fatto valutario inciderà più sui margini di profitto che sulle quantità vendute.
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