I listini prezzi sono scomparsi e nessuno sa più quanto costa realmente una vettura nuova perché – come giustamente rileva Motori24 del Sole 24 Ore di ieri – il frequente ricorso a rate e canoni mensili ha fatto sparire dai radar degli acquirenti il valore totale dell’auto che si va a comperare. Così la confusione diventa totale e il cliente vive una specie di Far west.
“Un’auto – scrive l’autorevole giornale economico – parte da un listino certo, che però subito scompare attraverso una miriade di sconti a noleggiatori e concessionari, a cui si aggiungono su alcune versioni i Km zero un mese sì e l’altro pure, su cui poi si innestano le promozioni delle finanziarie che giocano con anticipo, durata delle rate, tassi e valore finale. Risultato? Lato cliente: firmo e speriamo che la fregatura sia lieve. Lato concessionaria: comunque vendo, il cliente penserà che mi sono approfittata”.
L’esperienza parla chiaro. Grazie ai complessi meccanismi di vendita in atto, il valore medio unitario di un Suv è passato dai 18 mila euro del 2011 ai 21 mila del 2019, con un incremento del 17%, e a 22.400 euro nel 2020, con un ulteriore rialzo del 7%. “Se poi consideriamo – aggiunge Il Sole – che su molte auto sono stati aggiunti soldi pubblici come incentivo, quel valore arriva a 22.850 euro”. Complimenti. Ma l’Antitrust non ha nulla da dire in proposito? Eppure difendere i consumatori da pubblicità ingannevole rientra nei suoi compiti istituzionali.