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Auto: il piano del Mef per il rilancio dell’automotive italiano

Imagoeconomica

L’industria automobilistica italiana sta affrontando una trasformazione cruciale, dettata dalla necessità di adottare modelli sostenibili e affrontare le sfide della transizione tecnologica. Il comparto, però, deve superare ostacoli rilevanti, come il dimezzamento della produzione negli ultimi vent’anni, infrastrutture di ricarica insufficienti e una forte dipendenza da un unico modello elettrico, la Fiat 500e.

Il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), attraverso il rapporto “La transizione tecnologica dell’automotive italiano“, analizza lo stato del settore e propone soluzioni per riorganizzare gli incentivi e migliorare il quadro normativo. Tra i principali ostacoli individuati, spiccano i costi elevati dei veicoli elettrici, una rete di ricarica poco sviluppata e una filiera delle batterie dominata dalla Cina. L’Italia, poi, risulta indietro rispetto ad altri Paesi europei nell’adozione di veicoli elettrici: nel 2023, solo il 4,2% delle nuove immatricolazioni era elettrico, contro una media Ue del 14,6%.

Nonostante queste difficoltà, il Mef sottolinea il ruolo strategico del settore della componentistica italiana, che genera 77 miliardi di euro di fatturato e impiega 168 mila persone. Per accelerare la transizione, il governo ha stanziato un fondo pluriennale di 8,7 miliardi di euro e sfrutta il Pnrr per sostenere la creazione di gigafactory e rafforzare le infrastrutture.

I cinque pilastri della strategia del Mef

Il piano del Mef si sviluppa attorno a cinque priorità:

  • Creare una sinergia tra domanda e offerta, con incentivi mirati alle auto elettriche di piccole dimensioni.
  • Introdurre una certificazione delle emissioni lungo l’intero ciclo di vita per favorire scelte più sostenibili.
  • Attrarre nuovi investitori riducendo i costi energetici e promuovendo le rinnovabili.
  • Rafforzare la filiera incentivando la collaborazione tra imprese e progetti comuni.
  • Sostenere tecnologie alternative, come biocarburanti e idrogeno, accanto alla mobilità elettrica.

Questa strategia punta a rilanciare il settore, garantendo innovazione, sostenibilità e una maggiore competitività internazionale.

Kei car: la lezione giapponese

Il Mef propone l’introduzione di piccole auto elettriche per uso urbano, ispirandosi al modello giapponese delle kei car, piccole vetture limitate in potenza e dimensioni che hanno garantito al Giappone uno sviluppo accelerato del settore negli anni ’50. Secondo i tecnici del Tesoro questi veicoli potrebbero ridurre la domanda di batterie di circa 3 milioni di kWh all’anno, alleviando le difficoltà legate all’approvvigionamento di materie prime e alla produzione su larga scala.

Un’idea questa che è sostenuta anche da leader industriali come Luca de Meo, Ceo di Renault, che vede nelle kei car una soluzione per proteggere il mercato europeo e promuovere lo sviluppo di tecnologie leggere e accessibili.

Sinergia tra domanda e offerta

Il piano del Mef enfatizza la necessità di un equilibrio tra incentivi alla domanda e supporto all’offerta. Le politiche attuali, troppo concentrate sui consumatori, hanno generato un’asimmetria che mette in difficoltà la produzione. Per questo, il fondo automotive, attualmente ridimensionato, potrebbe essere ristrutturato per favorire nuovi produttori e ampliare la capacità produttiva nazionale.

Una parte delle risorse sarà destinata anche al miglioramento delle infrastrutture, come le gigafactory per le batterie, che richiedono tempi lunghi per essere operative.

Neutralità tecnologica: spazio a biocarburanti e idrogeno

Sebbene l’elettrico rappresenti il fulcro della strategia europea, il Mef sottolinea l’importanza di un approccio neutrale, che includa tecnologie alternative come biocarburanti e idrogeno. Questo è particolarmente rilevante per un Paese come l’Italia, che può sfruttare il proprio know-how nell’industria chimica e nelle energie rinnovabili.

L’idrogeno, già parte integrante del Pnrr, vede ancora ritardi nella sua implementazione, ma progetti come Ipcei Hy2Infra potrebbero rilanciare la filiera, aumentando la competitività italiana in un mercato in espansione.

Riduzione delle emissioni lungo il ciclo di vita

Per accedere agli incentivi, il Tesoro propone un sistema basato sulla valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment), simile al modello francese. L’approccio terrebbe conto di tutte le emissioni associate alla produzione, utilizzo e smaltimento dei veicoli, incentivando soluzioni a minore impatto ambientale.

Un altro passo fondamentale è incentivare l’utilizzo “delle auto parzialmente elettrificate (in particolare le auto full hybrid o plug-in) nei grandi centri urbani, vincolando l’acquisto all’introduzione di strumenti che rivelino il tipo di carburante utilizzato (elettricità o combustibili fossili) durante l’impiego, così da disincentivare l’uso in modalità endotermica”.

Attrazione di nuovi investitori e reshoring

Il piano punta anche ad attrarre investimenti esteri e a riportare in Italia produzioni strategiche, riducendo i costi energetici attraverso la creazione di comunità energetiche legate alla filiera automotive e l’uso di energia rinnovabile. Contratti di sviluppo sostengono il reshoring per riportare attività produttive delocalizzate, rafforzando l’autonomia strategica e la resilienza delle filiere.

Inoltre, si adotta un approccio neutrale affiancando all’elettrico biocarburanti e idrogeno, con progetti come Ipcei Hy2Infra, già parte del Pnrr, ma ancora in fase di sviluppo.

Sui biocarburanti, il Mef riconosce che lo sviluppo “è in salita” ma suggerisce di ispirarsi al modello statunitense, che integra politiche energetiche, ambientali, fiscali, commerciali e agricole. Le misure proposte includono la riduzione del carico fiscale, sussidi alla produzione e obblighi crescenti di miscelazione per stimolare la domanda, puntando sull’uso di auto a basse emissioni.

Il futuro del settore automotive

Con 168 mila addetti e 77 miliardi di fatturato, l’automotive resta fondamentale per l’economia italiana. Una strategia basata su innovazione, sostenibilità e investimenti può rafforzare il ruolo dell’Italia nel panorama globale e rilanciare la filiera per il futuro della mobilità.

Uliano, Fim Cisl: “situazione insostenibile, serve tavolo urgente”

“Riteniamo che non sia più rinviabile la necessità di avere un tavolo presso la Presidenza del Consiglio con i vertici aziendali ai massimi livelli. Se questo non dovesse avvenire, siamo costretti ad auto-convocarci con i lavoratori del settore presso Palazzo Chigi”, questo è il pensiero del Segretario Generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, in seguito all’incontro avuto giovedì scorso al Mimit. “La situazione” – spiega Uliano – “sta precipitando: abbiamo oltre 25 mila lavoratori che rischiano già a inizio anno, di essere licenziati a causa del mancato rifinanziamento degli ammortizzatori” e che numerosi impianti, inclusi quelli legati alla componentistica auto e alle aziende come Stellantis, sono in pericolo di chiusura. Nonostante le richieste, “Stellantis non ha ancora presentato un piano industriale chiaro per l’Italia”, mentre il Governo non ha adottato “misure adeguate” per tutelare il settore.

I sindacati chiedono perciò una convocazione urgente da parte della Presidente del Consiglio per discutere soluzioni che possano garantire la sicurezza dell’industria automobilistica e la protezione dei lavoratori.

Ultimo aggiornamento ore 16,23

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Categories: Politica