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Auto: Fca, Peugeot, Renault alla prova del bazooka di Stato

Riflettori puntati sui titoli delle aziende automobilistiche. Il prestito alla Fiat, la pioggia di miliardi di Macron, l’attesa del piano Nissan mettono le ali ad un settore duramente colpito dalla crisi ma che gli Stati vogliono salvare – Ecco tutti gli scenari possibili – Dal Cda di Intesa sì al prestito a Fca da 6,3 miliardi, garantito all’80% da Sace.

Auto: Fca, Peugeot, Renault alla prova del bazooka di Stato

I fuochi d’artificio sull’auto sono partiti prima ancora che si concludesse il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo che ha dato il via libera al prestito da 6,3 miliardi di euro nei confronti di Fiat Chrysler garantito dalla Sace all’80%. Ma l’allungo in Piazza Affari di Fca +3,4% ad un soffio dagli 8 euro non bastano ad assicurare la pole position alla scuderia Agnelli superata dalla performance dell’auto francese: Peugeot guadagna il 5,6%, fa lo stesso Renault, nell’attesa del prestito del governo, che è azionista al 15%,   ma anche delle decisioni in arrivo dal quartier generale di Nissan che tra mercoledì e giovedì fisserà i nuovi limiti dell’alleanza franco-giapponese che non sfocerà più, come sognava Carlos Ghosn in una fusione ma si limiterà ad un’alleanza industriale.

Ma l’attenzione degli operatori finanziari è concentrata su Etaples, cittadina industriale del Pas-de Calais che si affaccia sulla Manica scelta da Emmanuel Macron per illustrare dalle officine di Valeo il piano industriale per l’auto francese, un progetto che ci coinvolge da vicino a pochi mesi dalla fusione tra Fca e Psa. Nonché per il ruolo che Luca De Meo, ex Fiat, si accinge ad assumere alla guida di Renault dal primo di luglio. A sottolineare il clima di attesa che circonda il mondo a quattro ruote dopo il crollo delle vendite di aprile è pure il volo di Brembo +7,4% o della Valeo +8% ma anche, per paradosso, la calma che circonda Ferrari -0,44% piuttosto che i Big dell’auto tedesca: Bmw +0,02%, Daimler e Volkswagen +1%.  

A muoversi, insomma, sono infatti le società che usufruiranno dei prossimi incentivi di Stato per far fronte alla crisi di liquidità che minaccia il settore (anche se Fca conta ancora su un cuscinetto di 18 miliardi) e, non meno importante, per alimentare le strategie del dopo Covid-19, che non potrà non coinvolgere la componentistica, il cuore di un settore che vale, parlando di sistema Italia, il 10% del Pil dando lavoro ad oltre un milione di persone (oltre 400 mila nella filiera Fca) con un fatturato annuo, per limitarci alla componentistica di oltre 20 miliardi destinati in buona parte ai clienti tedeschi, fortemente legati alle sorti della Motor Valley padana.      

Di qui le ragioni dello scontato via libera di Banca Intesa al finanziamento, già concordato tra le parti, che dovrà ora passare alla Sace (controllata dalla Cdp) per poi approdare al ministero dell’Economia che dovrà emettere un decreto per formalizzare l’atto.  Oggi non si parlerà di sicuro della cedola straordinaria che Fca intende versare alla controllante Exor, secondo i termini di un accordo con Psa “che sta scritto sulla pietra ”come ha ribadito John Elkann

Il partner francese, cui toccherà la guida operativa dell’alleanza (la quarta al mondo per volumi produttivi) si accinge intanto a recepire il messaggio in arrivo da Macron. Il presidente francese ha previsto una serie di incentivi a partire dall’aumento del premio sulla rottamazione, oggi pari a 3mila euro per le vetture immatricolate prima del 2006. Il premio, a differenza di quanto annunciato, non sarà limitato all’acquisto di una vettura elettrica ma riguarderà anche i motori tradizionali più “puliti ed efficienti” e riguarderà anche le auto “quasi nuove”, un modo per allargare la platea degli interessati o dare una mano ai concessionari, travolti dagli stock dell’usato. Ma nel provvedimento non mancano incentivi alla ricerca, sia sul fronte del digitale che della vettura autonoma. Ma c’è un vincolo preciso: Parigi, che ha rinunciato all’idea di chiudere lo stabilimento di Flins, ha stabilito che ogni nuovo investimento nell’auto elettrica o ad idrogeno, nonché nello sviluppo delle batterie, dovrà essere realizzato sul suolo francese. E questo naturalmente vale anche per Psa. A meno che l’Italia non contribuisca per la sua parte.    

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