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Auto elettriche cinesi, sì ai dazi Ue fino al 45%. Italia a favore, Germania contraria

Imagoeconomica

C’è il sì. La Commissione europea ha dato il via libera all’imposizione di dazi, che possono arrivare fino al 45%, sulle importazioni di auto elettriche cinesi. Questa decisione, sebbene non unanime, è stata giustificata dalla necessità di tutelare l’industria europea dai sussidi statali cinesi. Nonostante l’approvazione dei dazi, la Commissione ha lasciato aperta la possibilità di continuare i negoziati, dichiarando che “i negoziati con Pechino proseguono”.

Durante il voto nel comitato Ue per la difesa commerciale, dieci Stati membri, inclusa l’Italia, si sono espressi a favore dei dazi, mentre cinque, guidati dalla Germania, hanno votato contro, e dodici si sono astenuti. La Spagna ha cambiato posizione, decidendo di astenersi dopo aver inizialmente sostenuto l’introduzione dei dazi a luglio. L’assenza di una maggioranza qualificata ha consentito alla Commissione di procedere con la sua decisione.

Dazi alle auto elettriche cinesi: Italia a favore, Germania contraria

L’Italia ha sostenuto con fermezza l’implementazione dei dazi, unendosi a Paesi come la Francia, mentre la Germania ha guidato il fronte contrario. Christian Lindner, il ministro delle Finanze tedesco, ha espresso il suo dissenso, avvertendo che “i dazi sulle auto elettriche cinesi sarebbero un errore”. Secondo Lindner, le guerre commerciali producono solo perdenti e sarebbe più saggio negoziare in modo chiaro con la Cina.

La Spagna, invece, ha scelto di astenersi, evidenziando la necessità di mantenere aperti i canali di dialogo con Pechino. Il ministro spagnolo all’Economia, Carlos Cuerpo, ha inviato una lettera al commissario UE al Commercio, Valdis Dombrovskis, sottolineando l’importanza di esplorare tutte le opzioni per una soluzione di compromesso.

Perché l’aumento dei dazi alle auto elettriche cinesi

L’introduzione dei dazi deriva dalla volontà di combattere i sussidi governativi che hanno distorto la concorrenza nel mercato automobilistico. L’Unione europea ha avviato l’azione in risposta alle pratiche commerciali sleali, mirando a tutelare la propria industria automobilistica. Le nuove tariffe si aggiungeranno al dazio standard del 10% già applicato a livello comunitario.

I dazi, che possono variare dal 7,8% per i veicoli Tesla fino al 35,3% per quelli prodotti da SAIC e altre aziende, sono stati progettati per colpire le auto che non hanno collaborato all’indagine della Commissione Europea sui sussidi cinesi.

Dazi auto elettriche cinesi: proseguono i negoziati con Pechino

Nonostante l’imposizione dei dazi, la Commissione europea ha confermato la sua intenzione di continuare i negoziati con la Cina, sperando di trovare un accordo che rispetti le normative dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. La Commissione ha annunciato che i risultati definitivi dell’indagine sui sussidi cinesi saranno pubblicati entro il 30 ottobre.

La questione rimane complessa poiché l’industria automobilistica europea, già colpita da una crisi trasversale, è profondamente legata a quella cinese. Una guerra commerciale potrebbe avere conseguenze negative per entrambe le parti, rendendo necessaria una strategia equilibrata che tuteli l’industria locale e mantenga relazioni commerciali stabili con la Cina.

La decisione di introdurre dazi ha sollevato preoccupazioni tra vari governi europei, in particolare in Germania, il principale esportatore verso la Cina. L’Associazione dei costruttori automobilistici tedeschi (Vda) aveva chiesto alla Commissione di riconsiderare o ammorbidire i dazi, sostenendo che danneggerebbero le aziende occidentali e potrebbero compromettere gli obiettivi di neutralità carbonica dell’Europa entro il 2050.

L’Europa si trova spaccata sulla questione. Mentre la Germania e l’Ungheria preferiscono evitare i dazi, Paesi come Francia, Italia supportano misure più rigide mentre la Spagna ha deciso ora una posizione più morbida.

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