I produttori cinesi di veicoli elettrici (EV) stanno voltando le spalle ai mercati tradizionali per concentrarsi su quelli emergenti, in risposta alle crescenti barriere tariffarie imposte da alcune delle principali economie occidentali, tra cui Stati Uniti, Europa e, più recentemente, Canada. E così, via all’adozione di nuove rotte di esportazione verso mercati emergenti in Asia, Centro e Sud America e Medio Oriente, come evidenziato nel recente rapporto di Moody’s.
Una mossa per evitare la dipendenza dai mercati occidentali
Ma la decisione di diversificare i mercati di esportazione non è semplicemente una risposta diretta ai dazi; è anche una mossa strategica per evitare una dipendenza eccessiva dai mercati occidentali, che sono sempre più ostili. I produttori cinesi, sostenuti da sussidi governativi massicci, stimati in oltre 230 miliardi di dollari, hanno trovato nei mercati emergenti una nuova opportunità per mantenere e potenzialmente espandere la loro quota di mercato globale.
Secondo Moody’s, questa nuova direzione comporta però rischi non trascurabili. Tra questi, si annoverano le sfide geopolitiche, i rischi esecutivi e i costi associati all’adattamento a mercati meno sviluppati. Le tensioni tra Cina e Occidente rischiano di intensificarsi ulteriormente, soprattutto a causa del continuo sostegno statale ai produttori cinesi, che offre loro un vantaggio competitivo potenzialmente destabilizzante a livello globale.
Auto cinesi: esportazioni verso i nuovi mercati già in crescita nel 2024
Il riposizionamento delle esportazioni cinesi verso i mercati emergenti è già evidente nei dati del 2024. Durante la prima metà dell’anno, i mercati emergenti hanno superato l’Unione Europea come principale destinazione delle esportazioni di veicoli elettrici cinesi. I dati doganali cinesi mostrano un incremento del 26% nelle esportazioni di veicoli a nuova energia (NEV), che ha raggiunto circa un milione di unità. Questo aumento è stato principalmente trainato da una crescita di 263.000 unità nei mercati emergenti, che ha compensato il calo nelle regioni più mature.
L’Asia emergente ha rappresentato il 22% delle esportazioni cinesi di NEV, seguita dall’America Latina con il 19% e dal Medio Oriente con l’11%. Al contrario, la quota dell’Unione Europea è scesa drasticamente, passando dal 37,5% del 2023 al 23,5% nel 2024. Tra i mercati emergenti, paesi come Brasile e Messico sono emersi come leader nella crescita delle importazioni di veicoli elettrici cinesi.
S’investe anche nei nuovi mercati per aggirare i dazi
Oltre a reindirizzare le esportazioni, i produttori cinesi stanno anche investendo pesantemente nella costruzione di impianti produttivi all’estero, in paesi come Thailandia, Brasile e Cambogia. Investimenti, questi, motivati dalla necessità di aggirare i dazi imposti dalle economie sviluppate e incentivati da programmi locali che promuovono lo sviluppo della produzione e della catena del valore dei veicoli elettrici. Tali investimenti non solo mirano a ridurre i costi di produzione e distribuzione, ma anche a favorire l’occupazione e la crescita economica nei mercati di destinazione.
Il successo in questi nuovi mercati non è, però, affatto garantito. Oltre ai rischi geopolitici, ci sono preoccupazioni legate all’esecuzione di questi piani, ai costi elevati e alla mancanza di infrastrutture adeguate per supportare una diffusione su larga scala dei veicoli elettrici. Le differenze normative tra la Cina e i mercati di esportazione rappresentano ulteriori ostacoli per i produttori cinesi.
In futuro c’è il rischio di una concorrenza interna più feroce
Secondo Moody’s, sebbene l’espansione geografica possa portare a una maggiore diversificazione e a maggiori profitti nel lungo termine, i produttori cinesi dovranno affrontare una concorrenza interna sempre più feroce. Infatti, nonostante la forte domanda interna, la redditività dei produttori cinesi di veicoli elettrici è in diminuzione. Questa combinazione di sfide domestiche e internazionali sta spingendo le aziende cinesi a espandersi nei mercati esteri, non solo come strategia di crescita, ma anche come necessità per mantenere la competitività a lungo termine.
Il declino dell’elettrico in Europa: immatricolazioni in calo
Mentre i produttori cinesi si concentrano sui mercati emergenti, in Europa si assiste a un’inversione di tendenza nel settore delle auto elettriche. Secondo i dati aggiornati forniti da Acea (European Automobile Manufacturers’ Association), la quota di vendita delle auto elettriche ha subito un calo importante, scendendo al 12,1% del totale delle vendite, rispetto al 13,5% dell’anno precedente. Questo calo è avvenuto in concomitanza con una crescita delle vendite di veicoli ibridi, che hanno aumentato la loro quota di mercato dal 25,5% al 32%.
Nel mese di luglio 2024, le immatricolazioni di auto elettriche (BEV) in Europa sono diminuite del 10,8%, raggiungendo 102.705 unità, un calo che riflette una flessione generale del settore automobilistico, in particolare in Germania, dove le vendite sono scese del 37%. In totale, nei primi sette mesi dell’anno, le immatricolazioni di veicoli elettrici sono rimaste stabili a 815.399 unità, pari a una quota del 12,5% del mercato totale.
Al contrario, le vendite di veicoli ibridi sono aumentate del 25,7%, raggiungendo 272.000 unità, con una quota di mercato che è salita al 32%. Questo spostamento delle preferenze dei consumatori verso i veicoli ibridi è attribuibile a diversi fattori, tra cui l’aumento dei costi dell’energia elettrica e l’incertezza sulle politiche governative riguardanti i sussidi per i veicoli elettrici.
Immatricolazioni auto: calano Volkswagen e Stellantis, su Toyota e Volvo
Nel complesso, le immatricolazioni di nuove auto nell’Unione Europea, EFTA e Regno Unito hanno mostrato una crescita modesta dello 0,4% a luglio 2024, con un totale di 1.025.290 nuove immatricolazioni. I risultati, però, variano notevolmente tra i principali mercati: mentre l’Italia e la Spagna hanno registrato una crescita rispettivamente del 4,7% e del 3,4%, Francia e Germania hanno visto una diminuzione delle immatricolazioni rispettivamente del 2,3% e del 2,1%.
Tra i principali produttori automobilistici, Volkswagen ha registrato una flessione del 2,2% nelle immatricolazioni, seguita da Stellantis con un calo del 5,2%. Anche marchi come Fiat (-25,6%), Alfa Romeo (-21,9%) e DS (-24,9%) hanno sofferto, mentre altri come Toyota (+21,9%) e Volvo (+36,7%) hanno avuto una crescita importante. Interessante è l’ascesa della cinese Saic con il marchio MG, che ha visto un aumento delle vendite del 24,2%, superando Tesla, le cui vendite sono scese del 14,7%.