Elon Musk, secondo la rivista Forbes, nel 2023 ha accresciuto il patrimonio di oltre 100 miliardi di dollari. La sua Tesla, tuttavia, è minacciata dai cinesi nel primato delle auto elettriche.
La BYD ( Build Your Dreams) di proprietà dell’imprenditore Wang Chuanfu, sta crescendo a ritmi incalzanti nel mercato delle elettriche più grande del mondo. La società del valore di 134 miliardi di dollari, nota per essere anche il primo produttore di batterie al nickel-cadmio ha sicuramente due vantaggi su Tesla: i prezzi di vendita e le cilindrate. Costano meno, sono più ricercate da chi non ama andare a forte velocità anche per non sprecare energia.
Sorpasso di BYD nel quarto trimestre, ma Tesla ancora regina nel 2023
Nell’ultimo trimestre del 2023, BYD ha superato Tesla nelle vendite di auto elettriche, ma se si guarda l’intero anno la casa automobilistica di Elon Musk mantiene la leadership con 1,82 milioni di veicoli venduti, in confronto ai 1,6 milioni dei cinesi. Il sorpasso BYD sulla mobilità parte dalla Cina ma ha conquistato il mercato mondiale dei capitali. Warren Buffett, ha investito nell’azienda 230 milioni di dollari tenendo sott’occhio proprio la crescita vertiginosa dell’elettrico. La BYD oltre alle auto produce ogni mezzo di locomozione senza carburanti inquinanti, ha un valore strategico indubbio nella cavalcata verso la mobilità sostenibile.
Non si confronta solo con Tesla, evidentemente, perché avendo a disposizione un mercato interno politicamente protetto sa che alla sostenibilità a due, quattro o sei ruote non c’è alternativa. Se Musk a fine 2023 ha ridotto i costi di produzione di oltre il 20%, la fabbrica con sede nel Guangdong non ha nessuna intenzione di farlo.
Batterie e geopolitica
Il business ruota intorno alle batterie su cui Wang ha puntato fin dagli anni ‘90. Gliene va dato atto perché sapeva che il nuovo petrolio sarebbe stato incorporato in uno scatolone a bordo auto. La concorrenza con gli altri produttori di veicoli elettrici era, dunque, scontata. Un’altra intuizione globale in uno straordinario paese che prosegue tutto per gradi. La transizione energetica resta la luce fioca di un disegno composito affidato a imprenditori di mentalità occidentale, ma rispettosi della nomenclatura politica.
BYD in questo modo ha conquistato 70 paesi e vuole entrare nella top 10 dei principali costruttori globali di auto, avendo in portafoglio una decina di marchi. Dall’Europa per ora non riceve segnali incoraggianti perché le sue auto e quelle degli altri produttori cinesi costano mediamente il doppio per un gioco di tasse d’importazione. La battaglia sull’import-export europeo è la cartina di tornasole di un affanno bilaterale sulla più complessa partita del secolo: il salvataggio del pianeta.
Tutto il Green Deal europeo è stato declinato in funzione anti cinese senza mettere mai bene nel conto i contraccolpi, l’inventiva, le tecnologie, il sistema globale delle materie prime. I nodi sono venuti al pettine settimana dopo settimana fino al commiato a giugno di chi quel Gren Deal ha concepito. Da ultimo l’annuncio di altri due colossi cinesi JAC Motors e MEV per auto con batterie agli ioni di sodio meno costose e con impatti ambientali più contenuti. L’affanno europeo continua.