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Auto elettrica, 70 mila posti di lavoro a rischio: serve una strategia

L’auto elettrica è nei programmi europei ma l’Italia deve definire una strategia di medio-lungo periodo. I timori per i contraccolpi su occupazione e fatturato.

Auto elettrica, 70 mila posti di lavoro a rischio: serve una strategia

Senza pianificazione la mobilità elettrica e sostenibile in Italia non decollerà. La legge di Bilancio in esame al Parlamento un questi giorni è l’ occasione per tenere alti gli obiettivi “Fit for 55” con incentivi statali. Il parco automobilistico circolante italiano è tra i più vecchi ed inquinanti d’Europa. Ma ormai è chiaro che i governi che hanno condiviso lo sviluppo dell’auto elettrica devono accompagnare la scelte degli automobilisti. Senza incentivi la quota di mercato dei veicoli a zero o bassissime emissioni dobbiamo aspettarci un calo dal 9,4%- raggiunto tra gennaio-settembre 2021- al 5% nel 2022. L’ Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica teme contraccolpi. C’è una controtendenza rispetto alla crescita registrata negli altri i Paesi europei, controtendenza che interrompe un andamento positivo iniziato da qualche anno.

La domanda di mobilità sostenibile, lentamente entra nelle corde degli italiani, ma il passaggio no fuel richiede un piano strutturale. Deve essere allineato non solo alle richieste dell’Ue ma anche alle esigenze delle migliaia di aziende legate all’auto. Si fa strada il timore di essere travolti dalla transizione ecologica, nonostante la diffusione di una maggiore coscienza ambientale. La stima sulle conseguenze della elettrificazione dei veicoli leggeri e su tutta la filiera automotive metterebbe a rischio in Italia il 30% delle imprese della componentistica e circa 70.000 addetti diretti. Un settore che fattura oltre 50 miliardi di euro e che vede schierati sul versante della “moderazione” elettrica molti soggetti industriali. L’ANFIA si è rivolta alla politica, affinché non trascuri proposte già esaminate. E’ vero che i target di riduzione delle emissioni del settore dei trasporti al 2030 impongono una diffusione rapida della mobilità elettrica e un massiccio rinnovo del parco. Per l’auto elettrica, pero’, ad oggi manca una strategia sul settore. I costruttori richiamano documenti ed analisi condivisi con le forze politiche , ma rimaste inattuate. L’affondo è netto: “L’assenza di una leva fondamentale per incentivare cittadini e consumatori a compiere scelte sostenibili per la mobilità privata e delle merci mette in seria difficoltà la produzione nazionale di veicoli a bassissime emissioni ed in generale il tessuto industriale nella programmazione degli investimenti a favore della transizione ecologica. Porta con sé gravi conseguenze per il mercato ”. Appare incomprensibile la totale assenza di programmazione e di misure adeguate al momento storico ed al peso industriale, economico e sociale di un comparto come l’automotive. Ovviamente restano i problemi strutturali sulle ricariche.

Tra le proposte in campo c’è il mantenimento oltre il 31 dicembre 2029 delle deroghe per i costruttori di un numero di autovetture o di veicoli commerciali leggeri immatricolati nell’Unione, inferiore a 10mila e a 22mila unità per anno. Ed ancora, il mantenimento delle esenzioni previste per i costruttori responsabili di meno di mille immatricolazioni all’anno di auto elettriche. Quanto alla riduzione di CO2 si propone al 2030 un abbattimento del 45% e la definizione dei target al 2035 ed al 2040 osservando lo “stato di avanzamento della rete infrastrutturale e del livello di penetrazione della quota rinnovabile nel mix energetico europeo”. Insomma la strada è lunga ma bisogna iniziare a percorrerla.

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