Viene dalla Corea il promesso sposo scelto da Apple per traghettare la Mela, forte di una liquidità di 192 miliardi di dollari, nel mondo delle quattro ruote. Si tratta di Hyundai, il colosso coreano che, assieme alla controllata Kia, figura al quinto posto assoluto tra i costruttori ed è già ben posizionato tra i gruppi attivi nell’elettrico e pioniere nell’idrogeno.
La notizia del suo contatto con Apple è esplosa l’8 gennaio dopo le indiscrezioni di Hankyung tv, un’emittente legata all’Economic Daily, il giornale finanziario più importante. Poche ore dopo la conferma, a denti stretti, che la casa (a suo tempo indiziata tra i possibili compratori di Fiat Chrysler) “è uno degli interlocutori di Apple”. “Ma i colloqui – frenano da Seul – riguardano anche altri produttori. E siamo appena all’inizio”.
Tanta cautela non ha impedito che le azioni di Hyundai prendessero il volo con un balzo del 24%, entusiasmo che si giustifica con l’attesa per lo sbarco della Mela in un mercato all’apparenza molto affollato ma che, vista la discontinuità tecnologica che caratterizza il settore, sembra pronto per accogliere un nuovo competitor dotato di mezzi finanziari e di grande competenze da spendere nell’auto a guida autonoma. Non a caso il numero uno di Volkswagen, Herbert diess, ha appena lanciato l’allarme. “Tra non molti anni – ha detto con una nota di esagerazione – i protagonisti sicuri della sfida saranno Tesla ed Apple. Noi speriamo di esserci”.
In realtà, non sono ancora ben chiari i contenuti del progetto dell’iCar. La scelta di Hyundai sta ad indicare che la Mela ha deciso di accantonare l’idea di affidare la produzione ad un gruppo terzo limitando il proprio contributo alla fase di progettazione. La svolta ha coinciso con l’arrivo in azienda di Doug Field, uno dei grandi protagonisti della nascita della Tesla 3, assai apprezzato per le soluzioni tecniche apportate al progetto. “Ma sulla base delle conversazioni che abbiamo avuto con l’azienda – spiega Dan Ives, analista di Wedbush – c’eravamo convinti che Apple mirasse alla collaborazione con un produttore già in campo piuttosto che sprecare energie come è già avvenuto in occasione del progetto accantonato nel 2014”. A questo punto la pista asiatica, già ben nota ad Apple per l’esperienza accumulata con Foxconn (che sta sviluppando un suo progetto con il contributo edi Fiat Chrysler) è stata la scelta più ovvia.
Apple ha scartato la soluzione cinese, vuoi per motivi politici vuoi perché Pechino è già leader nell’elettrico (più un concorrente che un partner) oltre che un fornitore strategico quasi insostituibile: l’industria dell’auto, che per ora viene dietro i mobile nella classifica dei clienti dei chips, soffre in queste settimane di ritardi nelle consegne proprio da parte di Corea e Taiwan. Inoltre Hyundai vanta una notevole esperienza nelle alleanze: nel 2019 ha investito 2 miliardi di dollari in Motionl, una jv sui robot taxi con il fornitore Aptiv e ha annunciato l’intenzione di mettere entro il 2025 oltre 90 miliardi di dollari al servizio della mobilità elettrica.