Al raid degli Etruschi si sono viste molte delle auto che hanno partecipato alla 1000 miglia, prima fra tutte la vincitrice: una OM 469 “S” del 1927, versione sportiva (S) della vettura costruita nel 1922 dalla O.M. (Officine Meccaniche) di Brescia e rimasta in produzione fino al 1934.
Ai più, il marchio “OM” non può che ricordare i famosi autocarri con i nomi degli animali: Cerbiatto, Daino, Leoncino, Lupetto, Orsetto e Tigrotto. Eppure la OM è stata, nel periodo tra le due guerre mondiali, una casa automobilistica che sfornava bolidi per le gare più importanti del Mondo. Non a caso, il suo palmarès può vantare le vittorie alla Mille Miglia e alla 24 Ore di Le Mans.
La cornice di questa gara, vero attrattore turistico per i possessori di questi gioielli storici, è stata la Tuscia viterbese. Le auto, partendo da Piazza San Lorenzo, proprio nel cuore del capoluogo dell’Alto Lazio, hanno fatto tappa a Marta, Montefiascone, Vitorchiano, Acquapendente, Castel Giorgio, Bolsena, Gradoli, Latera e Bomarzo.
Inutile dire che, soprattutto per gli equipaggi venuti dall’estero, è stato un tour principalmente enogastronomico. Per gli organizzatori, un vero e proprio spot per il turismo in Regione, ma anche per l’Italia in generale e la sua cultura, considerando le iniziative inserite nel programma delle 3 giornate del raid.
Alla gara potevano prendere parte un massimo di 25 autovetture la cui epoca di costruzione fosse antecedente al 1969. Previste ben 6 prove speciali all’interno di percorsi di regolarità, su strada aperta al traffico. I partecipanti dovevano cioè percorrere un tratto di strada in un tempo stabilito, calcolato al “centesimo di secondo” attraverso l’impiego di rilevatori posti sull’asfalto.