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Austria in crisi: il cancelliere Nehammer si dimette. L’estrema destra di Kickl pronta a salire al governo

Imagoeconomica

L’Austria ha imboccato una svolta decisiva verso destra con il presidente Alexander Van der Bellen che ha conferito ufficialmente il mandato a Herbert Kickl, leader del Partito della Libertà (FPÖ), per formare un nuovo governo. Questa decisione segue il fallimento dei colloqui per una coalizione centrista e le dimissioni del cancelliere Karl Nehammer dalla guida del governo e del Partito Popolare Austriaco (ÖVP). “Non è stata una decisione facile”, ha ammesso il presidente austriaco, ex leader dei Verdi, che aveva inizialmente escluso Kickl dal mandato di formare un governo, citando l’impossibilità di trovare alleati , ex leader dei Verdi, che in un primo momento aveva escluso Kickl dal mandato, giudicando improbabile la possibilità di trovare alleati per un governo stabile nonostante il 29% dei voti ottenuti alle elezioni di settembre e un consenso in costante crescita nei sondaggi.

Questo evento segna un’Europa sempre più orientata a destra, con forze conservatrici e radicali in crescita in tutto il continente. Con Trump pronto a tornare alla Casa Bianca e le imminenti elezioni in Germania, il 2025 potrebbe rafforzare ulteriormente questa tendenza.

Austria, Kickl incaricato di formare il governo: cosa è successo?

Nehammer aveva cercato di formare un governo centrista con socialdemocratici (SPÖ) e liberali, escludendo l’FPÖ, noto per le sue posizioni euroscettiche e filorusse. Tuttavia, i colloqui con l’SPÖ sono naufragati sabato, con il leader socialdemocratico Andreas Babler che ha accusato l’ÖVP di non voler trovare compromessi, specialmente su temi cruciali come il risanamento del deficit, che supera il limite del 3% imposto dalla Ue.

Nehammer ha spiegato in un video su X che l’accordo era irraggiungibile: “È evidente che le forze distruttive all’interno dell’SPÖ hanno prevalso”, mentre Babler ha accusato l’ÖVP di agire “dannosamente per il Paese”.

Domenica, l’ÖVP ha nominato Christian Stocker leader ad interim e ha aperto alla possibilità di dialogare con l’FPÖ: “Mi aspetto che il leader del partito con più voti sia incaricato di formare il governo. Se saremo invitati ai colloqui, accetteremo l’invito”. Ha poi sottolineato che “Non si tratta di Herbert Kickl o di me, ma del fatto che il Paese ha bisogno di un governo stabile in questo momento e che non possiamo continuare a perdere tempo in campagne elettorali o elezioni”.

FPÖ: l’estrema destra amica di Putin

L’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), fondato negli anni ’50 da un ex ufficiale delle SS, ha una lunga storia di partecipazione a governi di coalizione, ma non ha mai avuto l’opportunità di guidare un esecutivo. L’ultima esperienza di coalizione risale al 2017-2019, quando il partito di estrema destra ha collaborato con l’ÖVP (Partito Popolare Austriaco), ma sempre con un ruolo secondario. Oggi, però, la situazione è cambiata e Kickl ha dichiarato senza mezzi termini che, in caso di formazione di un governo FPÖ, sarà lui a guidarlo come cancelliere.

La FPÖ ha saputo imporre un’agenda populista e filorussa, conquistando consensi con le sue dure politiche sull’immigrazione e il suo scetticismo verso i vaccini. In un Paese con uno dei tassi di vaccinazione più bassi in Europa, la sua posizione anti-vax le ha dato un bel vantaggio. Inoltre, il suo legame con la Russia, in un Paese non-Nato e ancora dipendente dal gas russo, ha consolidato il suo sostegno tra chi è contrario alle politiche occidentali.

Nonostante divergenze come l’opposizione agli aiuti all’Ucraina, l’FPÖ e l’ÖVP condividono priorità come la durezza sull’immigrazione e politiche economiche favorevoli alle imprese.

Europa sempre più a destra tra conservatori, patrioti e sovranisti

Nel 2024, molte nazioni europee abbiano visto un rafforzamento delle forze di destra, con l’Unione europea che deve fare i conti con un panorama politico sempre più polarizzato.

In Germania, la crisi di governo ha permesso all’AfD, partito di estrema destra, di guadagnare terreno, raggiungendo il 19% nei sondaggi, mentre in Francia il governo fragile di Macron ha visto l’ascesa della destra, nonostante le difficoltà interne: il Rassemblement National ha vinto le elezioni europee con oltre il 31% dei voti, consolidando la sua posizione anche nelle elezioni parlamentari. L’eliseo ha affrontato il suo punto di crisi con il rapido crollo del primo ministro Michel Barnier, sostituito da François Bayrou, che ha cercato di ricostruire una coalizione inclusiva ma non senza difficoltà.

La Romania ha visto l’ultranazionalista Călin Georgescu vincere il primo turno delle elezioni, con la sua popolarità alimentata dal malcontento sociale. Tuttavia, le elezioni sono state annullate dalla Corte costituzionale per irregolarità legate a interferenze esterne, aprendo la strada a nuove incertezze. 

Anche in Bulgaria, il partito conservatore Gerb ha vinto, ma l’iper-frammentazione politica ha reso difficile formare un governo stabile, dimostrando la paralisi politica del paese.

Anche in Belgio e Portogallo, le forze di destra hanno consolidato la loro posizione: in Belgio, il partito conservatore fiammingo N-VA ha vinto le elezioni, seguito dal Vlaams Belang, il partito di estrema destra; in Portogallo, la coalizione di centrodestra Alleanza Democratica ha prevalso, portando a un cambiamento della maggioranza parlamentare.

Aggiornato lunedì 6 gennaio 2025 alle ore 16:26

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