Canberra. La difesa dell’integrità ambientale del nuovissimo mondo è una delle cose che sta maggiormente a cuore agli australiani e Kim Carr, il ministro per l’Innovazione, l’Industria, la Scienza e la Ricerca l’ha detto chiaramente: “L’isolamento geografico ha preservato l’Australia da molte delle epidemie letali che hanno afflitto il resto del mondo, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Avere un efficiente sistema di biosicurezza è una priorità assoluta e diventa tanto più importante quanto più aumentano i contatti con gli altri paesi, attraverso il crescente movimento di persone e di merci”. Le parole di Carr sono state pronunciate in occasione della presentazione del nuovo sistema di protezione dell’ambiente e del patrimonio biologico australiano messo a punto dalla CSIRO (Commonwealth Science and Industrial Research Organization), l’agenzia scientifica nazionale cui è deputata la ricerca in tema di biosicurezza.
Il nuovo sistema si focalizza in modo particolare sull’indagine scientifica, sia nell’ambito della rilevazione di agenti patogeni, sia in quello della mappatura, a livello internazionale, dei flussi epidemici. Particolare cura viene posta nello sbarrare la strada alle malattie di piante e animali, allo scopo di proteggere i profitti di un settore primario che è uno dei gangli vitali dell’economia australiana. L’enfasi sulla biosicurezza, per molti versi encomiabile, può raggiungere tuttavia punte eccessive, come testimonia chi scrive, che ricorda quando, alcuni anni fa, spedì dall’Italia ad amici australiani un biglietto di auguri scritto su un’elegante carta giapponese, per poi apprendere con stupore che il suddetto biglietto era stato fermato all’arrivo a Melbourne, a causa della possibile presenza nella carta esotica di microorganismi nocivi, e tenuto in quarantena fino a che i destinatari, dopo essere stati interrogati dagli agenti della biosicurezza, avevano avuto il permesso di ritirarlo.