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Australia in fase di transizione: ecco gli scenari per la crescita

FIRSTonline

La performance autraliana è stata incredibilmente buona negli ultimi anni rispetto alla dinamica delle economie più avanzate e a dispetto di uno scenario globale instabile. Ciò è stato dovuto principalmente al boom di investimenti nel minerario, settore le cui esportazioni sono trainate da una forte domanda, in particolare dalla Cina. Tuttavia, come riportato da Atradius, la crescita del PIL è rallentata già due anni or sono al 2,4%, rispetto al 3,6% del 2012, mentre l’economia ha iniziato a riscontrare problemi derivanti del calo degi investimenti (nel minerario in primis), la minore crescita dei consumi e l’apprezzamento del dollaro australiano. Gli investimenti nel settore dovrebbero scendere ulteriormente, con un’accelerazione nel periodo 2014-2016 quando nel Paese saranno completati i progetti di estrazione di gas naturale liquefatto (GNL). Nonostante questo, nel primo trimestre 2014 le esportazioni hanno ripreso ad aumentate in modo deciso, cui ha fatto seguito la decisione della Reserve Bank of Australia di mantenere il tasso di interesse di riferimento al minimo storico del 2,5% da agosto 2013, nel tentativo di stimolare una nuova ondata di crescita economica, in particolare nel non-minerario. Ecco allora che si prevede per la crescita del PIL un aumento del 2,9% quest’anno e del 2,6% nel 2015.

Non vi è dubbio che l’economia australiana sia ora in una fase di transizione: gli investimenti nel settore minerario si stanno riducendo, mentre la produzione e l’esportazione di massa materie prime come ferro, carbone e GNL sono in piena espansione, dando un contributo decisivo alla crescita. Tuttavia, questo potrà non essere sufficiente a riportare il tasso di crescita dell’economia sul trend precedente: sarà necessaria una ripresa degli investimenti nei settori non-estrattivi se si vuole ottenere una crescita economica sostenuta nel lungo termine.

Le indagini statistiche sulla fiducia dei consumatori ha mostrato livelli superiori alla media nel primo trimestre 2014, tuttavia in netto calo nei mesi di maggio e giugno: ciò è da ricondurre principalmente agli annunci di riduzione della spesa del bilancio federale (si vedano le voci welfare e servizi pubblici) e di aumento delle tasse, anche se la fiducia dei consumatori dovrebbe essere in ripresa nei mesi a venire.

Il basso tasso di interesse di politica monetaria mantenuto dalla Reserve Bank ha sostenuto i consumi delle famiglie e la costruzione edilizia nel biennio 2013-2014: il principale istituto di credito ha inoltre indicato come questo atteggiamento sia destinato a proseguire nella misura in cui non ecceda l’obiettivo del livello generale dei prezzi. I consumi privati sono cresciuti moderatamente (+2%) nel 2013, con ulteriori rialzi previsti negli anni successivi (+2,2% nel 2014 e +3,1% nel 2015).

Il tasso di disoccupazione è salito dal 5,2% nel 2012 al 5,6% nel 2013, per effetto della transizione strutturale che ha interessato il settore estrattivo e le relative esportazioni, creando un elemento di disoccupazione frizionale che l’economia australiana avrà bisogno di tempo per assorbire. Il settore minerario è stato il motore principale della crescita degli investimenti fissi reali, con punte del 7,7% nel 2011 e dello 8,6% nel 2012. Ora, mentre i progetti di estrazione di gas naturale liquefatto si avvicinano al completamento, la flessione è destinata ad accelerare a un ritmo di -14% nel 2014 e -22% nel corso di quest’anno. Ecco allora che molte imprese stanno ancora rinviando i propri progetti di investimento fino a quando non vedranno un miglioramento effettivo della domanda. In questo scenario, la disoccupazione è destinata ad aumentare moderatamente anche quest’anno, al 5,8%.

Il boom minerario ha avuto ripercussioni anche sugli scenari monetari, con il dollaro australiano apprezzatosi contro quello statunitense. Tuttavia, nonostante il calo dei prezzi di minerali a partire dalla fine del 2011, la moneta australiana si è mantenuta su livelli alti per altri motivi, tra cui l’aumento degli investimenti di portafoglio (l’Australia viene considerata, infatti, una cassaforte rifugio), la forza relativa dell’economia australiana e il divario tra i tassi di interesse nazionali ed esteri. Tuttavia, questo scenario ha colpito l’industria del turismo locale e la domanda estera per prodotti manifatturieri e servizi all’educazione. Inoltre, è diventato particolarmente difficile per l’industria nazionale competere contro le importazioni estere, con siderurgia e produzione automobilistica in particolare sofferenza.

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