Se confrontata con le economie più avanzate, la performance economica australiana è stata notevolmente buona negli ultimi anni, nonostante lo scenario di un’economia globale alquanto volatile. Ciò è dovuto principalmente agli alti tassi di crescita dei propri principali partner commerciali in Asia, in particolare la Cina, che ne ha dominato le esportazioni di minerali. Tuttavia, la crescita del PIL ha iniziato a rallentare nel corso del 2013, attraverso l’effetto combinato di tassi di crescita cinesi più bassi, causando una diminuzione dei prezzi delle materie prime. Inoltre, le varie indagini sulle imprese nazionali nei mesi di giugno e luglio di quest’anno hanno indicato un indebolimento delle aspettative di profitto e la fiducia delle imprese. Dopo un aumento di 3,6% nel 2012, la crescita economica dovrebbe rallentare a 2,4%. Ai primi di agosto, la Banca Centrale ha abbassato il tasso di riferimento al minimo storico di 2,5% da 2,75% nel tentativo di stimolare una nuova ondata di crescita economica, in particolare nei settori non-estrattivi. La riduzione del tasso di interesse è stato il secondo nel 2013, e si inserisce in un contesto di interpolazione iniziato nel novembre 2011, quando il tasso di riferimento è stato abbassato dal precedente 4,75%. I segnali positivi arrivano comunque dall’export, con il volume di materie prime previsto in crescita nel biennio 2013-2014.
A detta di Atradius, la previsione di crescita del 2,7% per il 2014 appare più incerta se si guarda alla riduzione degli investimenti nel settore minerario dopo il picco raggiunto l’anno scorso, data la mancanza di grandi progetti di fronte alla volatilità dei prezzi delle commodity, interrogandosi così se il settore non-minerario possa realmente assumere il ruolo di motore della crescita. I consumi privati ??sono stati abbastanza buoni nel corso del 2012 (+3,2%) e quest’anno il calo dei prezzi di vendita al dettaglio ha portato a un aumento delle vendite. Tuttavia, la spesa al dettaglio è diminuita da allora, e si prevede che crescerà solo del 0,9% nel 2013.
La disoccupazione si è attestata a livelli relativamente bassi (5,2%) nel 2012, ma la tendenza è al rialzo dall’inizio del 2013, con meno posti di lavoro nel settore minerario, con le previsioni che parlano di un rialzo al 5,6% per l’anno in corso. Allo stesso tempo, l’anno scorso anche l’inflazione è stata relativamente bassa (1,8%). Moderati aumenti sono comunque previsti per 2013 (2,2%) e il 2014 (2,7%).
In questo scenario, il deprezzamento del dollaro australiano dovrebbe contribuire a riequilibrare la situazione, avendo esso ridotto il proprio differenziale rispetto alla moneta statunitense negli ultimi anni, come indica l’aumento del prezzo dei minerali di esportazione come ferro e carbone tra il 2009 e il terzo trimestre del 2011. Tuttavia, nonostante il calo dei prezzi del minerale a partire dalla fine del 2011, il dollaro australiano è rimasto su valori relativamente elevati anche grazie all’aumento degli investimenti di portafoglio, considerata l’Australia un rifugio sicuro data la forza della propria economia e il divario tra i tassi di interesse nazionali ed esteri. In questo modo si è però arrivati a colpire l’industria turistica nazionale e la domanda di esportazione per i beni industriali, senza dimenticare i servizi. Inoltre, la produzione nazionale ha trovato difficoltà a competere con le importazioni: in particolare, nel settore siderurgico e automobili.
Il dollaro australiano ha così iniziato a deprezzarsi nei confronti di quello americano nel maggio di quest’anno, in calo del 10% circa, per diversi motivi: la pressione al rialzo generale sul dollaro USA, le minori aspettative di crescita della Cina, la caduta dei prezzi di minerali e un calo di fiducia nelle prospettive per l’economia australiana. Il deprezzamento della valuta nazionale è generalmente vista come un fattore che dovrebbe fornire un relativo sollievo al commercio, contribuendo così a promuovere un riequilibrio della crescita dell’economia nazionale. Un deprezzamento moderato della valuta australiana è destinato a continuare per il resto del 2013, con un ulteriore 10% di svalutazione per la fine del 2014. La previsione di ammortamento riflette in parte il recupero dell’economia americana e del dollaro USA, aggiungendo a ciò il rallentamento dell’economia cinese e l’andamento dei prezzi all’esportazione dei minerali.