Iva sì, Iva no. Secondo il Tesoro non può che aumentare, ma il Pdl non ci sta. E per l’ennesima volta compare all’orizzonte il fumo della crisi di Governo. Stavolta non si parla di Imu, né del futuro politico-detentivo di Silvio Berlusconi. Dopo il rinvio di primavera, sul tavolo dell’Esecutivo torna puntuale uno dei dossier più caldi di questa legislatura.
A meno di ulteriori interventi, il mese prossimo la terza aliquota dell’imposta sul valore aggiunto salirà automaticamente dal 21 al 22%. La squadra di Enrico Letta ha sempre considerato la cancellazione del rincaro (o meglio: il suo ulteriore rinvio) un obiettivo fondamentale del proprio mandato. Ma, a quanto pare, dopo l’abolizione della tassa 2013 sulla prima casa (e la sua riformulazione per gli anni a venire), le risorse a disposizione non sono più sufficienti, a meno di non voler rinfocolare il deficit fin sopra il limite europeo del 3%.
Far slittare nuovamente il balzello costerebbe un miliardo, ma i conti italiani del 2013 sono già a rischio e Bruxelles minaccia di riaprire contro il nostro Paese la procedura d’infrazione chiusa appena quattro mesi fa. Lo ha lasciato intendere ieri Olli Rehn, vicepresidente della commissione europea e commissario Ue agli affari economici.
LA POSIZIONE DEL TESORO
Ad avviare la girandola delle polemiche è stato Pierpaolo Baretta: “Le risorse che abbiamo a disposizione per i prossimi 2-3 mesi presentano un percorso impegnativo – ha detto stamane al Gr1 il sottosegretario all’Economia –. Oltre all’Iva ci sono anche l’Imu e gli ammortizzatori sociali, quindi nelle prossime ore dovremo fare una valutazione complessiva e decidere quali siano le priorità”.
LA REAZIONE DEL PDL
Parole che hanno immediatamente scatenato l’ira funesta di Renato Brunetta: “È bastata la visita di un giorno a Roma di Rehn, con le sue inopportune dichiarazioni – ha tuonato il capogruppo pidiellino alla Camera –, che tutti adesso reputano inevitabile l’aumento dell’Iva a ottobre. Pare che anche qualcuno all’interno del governo se ne sia convinto”.
Ma “gli accordi di maggioranza prevedevano che non aumentasse l’Iva a ottobre, e così sarà – ha aggiunto l’ex ministro –. Altrimenti non ci sarà più la maggioranza. Gli impegni del presidente del Consiglio Enrico Letta nel discorso su cui ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso 29 aprile erano chiari: ‘Rinunciare all’inasprimento dell’Iva, superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa, generale riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale’. Provvedimenti complementari l’uno all’altro e non alternativi. Per i quali, tra l’altro, il Popolo della libertà ha fornito al governo ipotesi di copertura più che sufficienti”.
FASSINA RILANCIA SULL’IMU
Proprio le coperture sono il punto dolente della correzione. E su questo fronte Stefano Fassina (Pd) ha espresso una posizione eterodossa nelle ultime settimane. Il viceministro dell’Economia ha ribadito oggi che “l’aumento dell’Iva dal primo ottobre peserebbe negativamente sull’economia va evitato”, ma “non ci sono gli spazi di finanza pubblica per affrontare entro la fine dell’anno Iva, Imu, cassa integrazione in deroga, missioni internazionali e interventi per rispettare il limite del 3% di deficit sul Pil. Un impegno, si ricordi, assunto dal governo Berlusconi, non da Letta o Saccomanni”.
Per questo, secondo Fassina, bisognerebbe “rivedere l’intervento sull’Imu: confermiamo la cancellazione per il 90% dei proprietari e lasciamo contribuire il 10% delle abitazioni di maggior valore. Recuperiamo così due miliardi di euro. Un miliardo lo utilizziamo per rinviare l’aumento dell’Iva e l’altro lo dedichiamo alla deducibilità dell’Imu per i beni strumentali delle imprese”.
Eppure, solo una settimana fa, un altro esponente del Pd, Flavio Zanonato, aveva lanciato un segnale rassicurante: “Penso che sia molto probabile che non aumenterà – aveva detto il ministro dello Sviluppo economico –. Stiamo lavorando per non farla aumentare”.
LE STIME DI CONFCOMMERCIO…
Secondo i calcoli di Confcommercio, l’eventuale aumento dell’Iva aggraverebbe il crollo dei consumi (-2,4% le stime attuali per il 2013), provocando un’ulteriore contrazione dello 0,1%. I prezzi crescerebbero salirebbero invece dello 0,4% soltanto fra ottobre e novembre, mentre la perdita di produzione comporterebbe, a regime, una riduzione di 10 mila posti di lavoro.
…E I CALCOLI DELL’EUROPA
La Commissione europea ha calcolato che nel 2011 il mancato gettito da Iva nei quattro Paesi più grandi dell’Ue ha superato la metà del dato relativo all’intera Unione. Stando alle anticipazioni del rapporto, l’Italia si è piazzata in testa alla classifica con 36,1 miliardi di mancato gettito, seguita da Francia (32,2 miliardi), Germania (27 miliardi) e Regno Unito (19,5 miliardi). In generale, il mancato gettito nell’Ue è stato di 193miliardi. Le conclusioni del rapporto, come ha scritto oggi il quotidiano francese “Le Monde”, sono state criticate da alcuni Stati, che hanno contestato la metodologia impiegata.