L’Antitrust sanziona per oltre 15 milioni di euro sei compagnie energetiche (Enel Energia, Eni Plenitude, Acea, Dolomiti, Edison e Ibedrola) per aver condizionato gli utenti ad accettare modifiche contrattuali peggiorative, con conseguenti significativi incrementi delle bollette, in contrasto con la protezione normativa derivante dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis. Il governo Draghi aveva stabilito la sospensione di “ogni eventuale clausola contrattuale che consente all’impresa fornitrice di energia elettrica e gas naturale di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo”. L’entità delle sanzioni per le sei società è molto diversa: Enel ha ricevuto la multa più salata, pari a 10 milioni di euro, a seguire Eni Plenitude con 5 milioni di euro – che ha annunciato la possibilità di “impugnare il provvedimento” -, a scalare Acea con 560mila euro, Dolomiti con 50mila, Ibedrola con 25mila e, infine, Edison con 5mila euro. Diversa anche la tipologia di pratica ritenuta scorretta che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato è andata a sanzionare.
Le violazioni
Enel ed Eni sono accusate di aver “modificato unilateralmente i prezzi di fornitura di energia a oltre 4 milioni di consumatori, sulla base delle clausole contrattuali che consentono alle stesse società di decidere a propria discrezione se e quando modificare le tariffe, una volta scaduti i prezzi dell’offerta economica scelta”, sostiene l’Antitrust. La modifica è però avvenuta in un momento di forte criticità per il mercato e con la tutela del decreto Aiuti, anche a distanza di anni dalla scadenza effettiva della loro offerta e con forti aumenti delle bollette, senza che avessero ricevuto alcuna comunicazione in merito. Nel caso di Enel, sottolinea l’Autorità, è la prima volta che si applica il massimo edittale da quando è stato modificato il Codice del Consumo.
Acea e Dolomiti hanno previsto che le comunicazioni di modifica unilaterale dei prezzi, inviate prima dell’entrata in vigore del divieto, si sarebbero perfezionate dopo 10 giorni dall’invio delle stesse senza rispettare il preavviso di 90 giorni. Iberdrola, invece, è stata multata per aver inviato delle lettere in cui “minacciava la risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta” nel caso in cui il consumatore non avesse accettato il nuovo contratto con gli incrementi, sempre con l’obiettivo di aggirare l’articolo 3 del decreto. Edison, infine, ha applicato l’incremento dei prezzi prima della fine prevista dell’offerta, ma in questo caso aveva già praticato dei ristori e le modifiche unilaterali avevano riguardato solo un numero marginale di consumatori. Motivo per cui è stato irrogato il minimo edittale di 5mila euro.
Le reazioni di Eni e Enel
Eni Plenitude, “ribadendo la correttezza del proprio operato, analizzerà il dispositivo dell’Autorità, riservandosi di impugnare il provvedimento”. Strada che probabilmente sarà percorsa anche dalle altre società.
Anche Enel riafferma “piena correttezza” del proprio operato. “La società si è limitata ad effettuare nei confronti dei propri clienti dei meri rinnovi delle condizioni economiche in scadenza, come previsto da contratto, senza invece procedere ad alcuna variazione unilaterale delle stesse durante la loro vigenza”, si legge in una nota del colosso dell’energia. “Enel Energia si riserva quindi ogni azione a propria tutela, confidando di poter dimostrare la piena correttezza del proprio operato, come ha già avuto modo di riconoscere il giudice amministrativo che, seppure in sede cautelare, non ha ravvisato da parte di Enel Energia né violazioni della disciplina contrattuale né dell’art.3 del decreto Aiuti bis”, conclude la nota.