Un segnale d’allarme relativo all’attività economica italiana viene dai dati relativi ai mancati pagamenti nel primo trimestre del 2012 che, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, sono cresciuti sul mercato italiano del 38% in frequenza (numero medio di mancati pagamenti) e del 19% in severità (importo medio di mancati pagamenti).
Tuttavia il dato più preoccupante riguarda i mancati pagamenti relativi all’export. Infatti, i dati relativi al mercato domestico segnano un aumento su base annua, però risultano essere in linea con l’ultimo trimestre del 2011; mentre il trend sui mercati internazionali appare come nuovo facendo registrare aumenti del 18% in frequenza e del 23% in severità.
Disaggregando i dati su base settoriale e geografica è possibile valutare quali siano i comparti più in sofferenza e quali siano le cause.
Per quanto riguarda il mercato interno vi sono due variabili da prendere in considerazione per poter analizzare i dati: la riduzione dei consumi privati, effetto diretto delle manovre di austerity; e l’incremento dei prezzi dell’energia, variabile fondamentale per i settori energivori.
La flessione dei consumi pesa su settori come il calzaturiero e l’agroalimentare che hanno fatto segnare notevoli incrementi sia in frequenza (74% e 47% rispettivamente), sia in severità (100% e 84% rispettivamente). Le stesse dinamiche sono riscontrabili in altri settori, questa volta a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, come l’industria della carta e quella siderurgica.
Settori ad alto valore aggiunto come meccanica ed energia iniziano a mostrare segni di tensione rischiando di contagiare le intere filiere costituite a valle di questi settori.
I mercati internazionali unico vero traino, o per meglio dire paracadute, per l’economia italiana iniziano a far intravedere dei cedimenti proprio nei settori di spicco dell’export italiano. Nel settore agroalimentare i mancati pagamenti aumentano del 23% in frequenza e del 40% in severità, nella meccanica ad un aumento contenuto della frequenza (+3%) fa da contraltare un incremento deciso degli importi medi con un +60%, per concludere con il settore chimico che fa registrare la performance peggiore in assoluto con un aumento del 67% del numero di mancati pagamenti e del 100% del valore medio.
Naturalmente questi dati vanno letti incrociando settori produttivi e mercati di destinazione. Infatti le difficoltà di Paesi come Spagna, Grecia e Portagallo insieme al rallentamento della crescita dei BRICS, si ripercuotono negativamente sulle esportazioni italiane.
La distribuzione territoriale dei mancati pagamenti rispecchia perfettamente il dualismo dell’economia italiana con una sofferenza generalizzata per le Regioni centromeridionali dovuta principalmente a problemi di liquidità. Tuttavia all’interno centro-sud, guardando ai valori relativi, permangono differenze fra Regioni che fanno segnare incrementi costanti in numero e valore dei mancati pagamenti (Sicilia o Molise che fa registrare un +100% in frequenza ed in severità) ed altre che migliorano notevolmente, soprattutto in relazione agli importi medi delle sofferenze (Basilicata – 87%, Lazio -40% e Puglia -24%)
Al Nord le performance peggiori, tenendo conto sia dei valori relativi sia di quelli assoluti, sono state registrate in Lombardia ed Emilia Romagna. Il trend di crescita del numero di mancati pagamenti è sostenuto e generalizzato per tutte le regioni settentrionali; unica eccezione il Veneto dove l’incremento della frequenza è solo del 5% accompagnato da una riduzione dell’1% degli importi medi.
Questa analisi si basa sul “Report sui Mancati Pagamenti” redatto Euler Hermes Italia su un campione di 450.000 imprese. Nella presentazione del Report, Michele Pignotti – Capo della Regione Paesi Mediterranei, Africa & Middle East di Euler Hermes e Country Manager di Euler Hermes Italia – ha sottolineato la necessità da parte delle “imprese italiane di restare agganciate al treno della crescita dei BRICS e delle economie in crescita dell’Area Med quali la Turchia ed alcuni Paesi del Nord Africa, che dopo un anno di tumulti, saranno pronti a ripartire verso una ricostruzione più solida dei principali indicatori economici”.