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Atlantia prende tempo su Alitalia, lo spread risale

L’irrisolta crisi Alitalia si aggiunge alle tante mine vaganti che tormentano il Paese e che rifanno salire lo spread – Sui negoziati sui dazi Usa-Cina resta incombente il dramma Hong Kong

Atlantia prende tempo su Alitalia, lo spread risale

Avvio contrastato della giornata finanziaria in Asia, sull’onda del rallentamento di Wall Street, frenata dai titoli della grande distribuzione e dal tonfo del petrolio, a fronte di un aumento delle scorte e del calo della domanda.

Il Nikkei di Tokyo perde lo 0,7%. L’ufficio delle dogane del Giappone ha comunicato che in ottobre le esportazioni sono scese del 9,2%, la contrazione più forte degli ultimi tre anni. Si è ridotto l’interscambio con la Corea del Sud, partner storico con cui negli ultimi tempi si sono riaperte le ferite del passato. Le merci spedite negli Stati Uniti sono crollate in termini di volumi: -11%. Ancora più pesante il calo delle importazioni dallo stesso paese: -17%.

L’Hang Seng di Hong Kong è in calo dello 0,7%, il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen dello 0,5%, il Kospi di Seul dell’1,2%.

Il dollaro yen è al terzo giorno di ribasso, a 108,5. Il cambio dollaro yuan torna sui livelli di due settimane fa a 7,03. La valuta statunitense si apprezza nei confronti della maggior parte delle controparti dell’area Emergenti, sullo won della Corea e sulla rupia dell’Indonesia.

IL CONGRESSO USA VOTA SU HONG KONG, LA CINA REAGISCE

Alcune crepe rischiano di incrinare le fondamenta, peraltro solide, dei mercati finanziari. Sul negoziato tra Usa e Cina, innanzitutto, incombe il dramma di Hong Kong. Per paradosso, la crisi politica esplode proprio quando la situazione volge alla normalità dopo una dura repressione. Dentro il Politecnico della città restano un centinaio di irriducibili, gli altri sono scappati o sono stati arrestati.

Intanto, Alibaba annuncia la chiusura anticipa dell’offerta di titoli, andati a ruba, a conferma che la protesta non ha inciso sull’appeal della piazza finanziaria.

Ma ieri il Congresso Usa ha votato una risoluzione a sostegno della protesta, invocando controlli sul rispetto dello status dell’ex colonia britannica. Pechino non l’ha presa bene: nel caso il documento dovesse essere convertito in legge, è stato annunciato, arriverebbero ritorsioni, non è stato chiarito di che genere. E un articolo di un quotidiano vicino al vertice del partito avverte Trump che “di questi passo l’accordo sui commerci lo firmerà tra qualche anno la figlia Ivanka”.

GELATA SULLA GRANDE DISTRIBUZIONE USA: KOHL’S -19,5%

Le tensioni sui dazi hanno frenato ieri i mercati Usa: Dow Jones -0,36%, S&P 500 -0,06. Sale solo il Nasdaq: +0,24%.

A condizionare la seduta è stata la brusca frenata dei titoli della grande distribuzione, dopo i conti deludenti. Home Depot, società dei grandi magazzini dedicati alla casa e all’edilizia, ha perduto il 5,4% dopo la pubblicazione dei risultati trimestrali. L’utile per azione si è attestato a 2,53 dollari, appena sopra alle attese. La società ha però tagliato, per la seconda volta, le stime di fatturato per l’anno in corso.

Ha fatto peggio Kohl’s, crollata del 19,5%. La catena di negozi ha comunicato i risultati del trimestre con utile per azione a 0,74 dollari, sotto le attese a 0,86 dollari, ed ha tagliato le stime sulle vendite dell’esercizio corrente.

PETROLIO DEBOLE, MA L’IPO ARAMCO VOLA

Battuta d’arresto ieri per il petrolio: -2,5%, oggi trattato a 60,81 dollari al barile. Pesa l’inatteso aumento delle scorte ma anche le voci, rilanciate da Reuters, per cui la Russia non sembra intenzionata a procedere a nuovi tagli dell’offerta.

Vendite copiose sui petroliferi ieri a Piazza Affari: Saipem -1,33%, Eni – 0,99%. Si salva Maire Tecnimont, in salita dell’1,54%.

Bloomberg segnala che sta andando molto bene il collocamento delle azioni di Saudi Aramco: le banche incaricate della vendita sarebbero arrivate nel giro di tre giorni a chiudere la raccolta delle prenotazioni.

Oro in rialzo per il terzo giorno consecutivo a 1.474 dollari l’oncia, prima della pubblicazione dei verbali dell’ultimo incontro della Federal Reserve.

LAGARDE VERSO IL PRIMO TEST CON IL DIRETTORIO

La frenata di Wall Street ha provocato ieri un brusco cambio di rotta dei listini europei, positivi nella prima parte della seduta, quando l’indice Stoxx 600 ha toccato i massimi dal 2015, in ritirata nel finale. I futures lasciano prevedere una partenza contrastata della seduta di oggi.

Sul fronte della Bce cresce l’attesa per l’esordio in Consiglio di Christine Lagarde, a confronto con le richieste dei 19 membri del direttorio. Diversi banchieri, si legge sul Financial Times, chiedono una governance più condivisa rispetto alla stagione di Mario Draghi, soprattutto a proposito delle decisioni sui tassi.  

PIAZZA AFFARI -0,57%, IN RIALZO LO SPREAD

La svolta negativa dei listini ha colpito anche Piazza Affari: -0,57% a 23.329 punti.

Oggi dovrebbe arrivare il giudizio sulla manovra italiana della Commissione Europea (ultimo atto di Juncker prima di cedere lo scettro). Il tutto si dovrebbe risolvere in una dichiarazione di “rischio di significativa deviazione” dalle linee guida, una sorta di ammonimento, che non costituisce per il momento un rigetto della misura, ma solo una condizione di osservato speciale.

Francoforte (+0,09%) resta in terreno positivo, ma assai lontana dai massimi della mattina. È sfumato il minirally dell’auto. Volkswagen, già in ascesa del 2,5%, ritraccia a +0,75%.

Frenano anche gli altri mercati: Parigi -0,35%, Madrid -0,01%. Si spegne anche l’allungo di Londra: su dell’1,5% in mattinata, chiude a +0,2%.

La frenata del mercato azionario si riflette anche sul fronte delle obbligazioni, specie quelle italiane. Soffrono i Btp: il decennale si spinge fino a 1,27% (+5 punti base). Lo spread sale fino a 160 punti.

Ma non mancano gli ottimisti. Secondo gli analisti di Natwest Markets, il mercato del debito italiano resisterà all’incertezza politica di breve termine e lo spread tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi potrebbe restringersi a 100 punti base il prossimo anno.

Seduta a due facce anche per Piazza Affari. A una prima parte della giornata con gli indici in deciso rialzo ne è seguita una seconda dove a prevalere sono state le vendite. E l’avvio cedente di Wall Street ha rafforzato la tendenza ai realizzi.

Riflettori accesi stamane su Atlantia dopo che il Cda di ieri ha preso ancora tempo su Alitalia. Dopo una lunga riunione, la società ha emesso un comunicato in cui informa che “non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione della società al Consorzio finalizzato alla presentazione di un’eventuale offerta vincolante su Alitalia”. L’ultima scadenza fissata dal governo è il 21 novembre.

TIENE IL RISPARMIO GESTITO, ATTENZIONI SU BPER

Si salvano dalle vendite i titoli del risparmio gestito: Azimut +1,3%, Banca Mediolanum +2,7%.

Tra le banche, Unicredit +0,3%; Morgan Stanley in un report ha stimato un target a 14,8 euro. Debole Intesa, in flessione dello 0,11%.

Ben intonata Bper (+2,9%), dove continuano a giocare le attese per operazioni di M&A. Unipol (-0,19%), azionista di Bper con il 20%, sosterrà la banca quando si presenterà l’opportunità di realizzare una grande operazione di consolidamento nel settore, ha detto ieri l’ad Carlo Cimbri.

Nel comparto assicurativo, venduta Generali, in flessione dell’1,84%.

Male il settore degli asset regolati, come Snam (-1,51%), Terna (-1,93%) e Italgas (-1,27%).

ANCORA ACQUISTI SU TIM, FRENA PIRELLI

Tim +1,3%, in controtendenza rispetto all’andamento debole del comparto tlc in Europa. Si guarda all’operazione sulla rete, ma in mancanza di indicazioni sulle modalità il mercato resta alla finestra e si limita a fare trading.

Tra gli industriali frena Pirelli (-0,8%) dopo i dati di vendita di Michelin: in ottobre, il trend è ancora più negativo del previsto.

Fiat Chrysler -0,3%. Le immatricolazioni delle auto nei paesi dell’Unione Europea e dell’Efta a ottobre sono cresciute dell’8,6% a 1,21 milioni di vetture. Il gruppo Fiat-Chrysler ha registrato immatricolazioni in crescita del 2,5% a poco meno di 68.000 vetture.

INWIT, VERSO LA FUSIONE CON VODAFONE TOWERS

Inwit -0,5%. Il consiglio d’amministrazione ha approvato il progetto di fusione con Vodafone Towers, convocando l’assemblea dei soci per il 19 dicembre. Nell’assemblea verrà inoltre proposta, subordinatamente all’approvazione della fusione, la distribuzione di un dividendo straordinario di 0,5936 euro per azione.

Spunti su Moncler (+0,9%) e su Mondadori (+1%), su cui Mediobanca Securities ha alzato il prezzo obiettivo a 2,35 euro, confermando la raccomandazione outperform.

Bene Esprinet (+5,55%): Banca Imi ha incrementato il prezzo obiettivo a 6,5 euro.

Debutto positivo all’Aim di UCapital 24 (+0,55%), il social media finanziario.

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