“In un negoziato, l’indice di buona fede e credibilità necessario è la sincerità”. Lo ha scritto in una nota il portavoce del governo greco, Gabriel Sakellaridis, in riferimento al discorso tenuto oggi dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, e mettendone quindi in dubbio l’attendibilità.
In precedenza, il numero uno dell’Esecutivo comunitario si era detto deluso dall’Esecutivo ellenico, accusandolo di essere il solo responsabile della rottura della trattativa in corso da mesi fra Atene e Bruxelles e, dunque, l’unico responsabile dell’ormai imminente bancarotta greca, che scatterà domani a mezzanotte, quando scadranno debiti greci con il Fmi per 1,6 miliardi di euro.
Juncker, dopo aver difeso la Commissione e l’Eurogruppo da ogni accusa, ha anche esortato gli elettori greci a votare sì al referendum di domenica prossima, in cui il Paese è chiamato a esprimersi sulle nuove misure d’austerità chieste dai creditori internazionali come contropartita per evitare il default ellenico.
Il referendum arriverà troppo tardi per evitare il fallimento del Paese, perciò il valore del voto sarà piuttosto sull’operato del governo Tsipras, che in caso di bocciatura da parte del popolo potrebbe fare un passo indietro e lasciare spazio a nuove elezioni. Juncker ha però alzato la posta in gioco, affermando che un voto contrario da parte dei greci sarebbe come “dire no all’Europa”.