L’Atalanta è ufficialmente in Champions, ora tocca a Milan e Napoli. Che arrivano a questa giornata con presupposti diversi, visto che ai rossoneri sarebbe sufficiente battere il Cagliari (ore 20.45) per raggiungere i bergamaschi nell’Europa che conta, mentre agli azzurri, espugnare Firenze (12.30), servirebbe anzitutto per scavalcare la Juve, tornata al quarto posto grazie al successo sull’Inter.
Da ieri dunque, oltre ai nerazzurri di Conte, anche quelli di Gasperini si sono qualificati alla prossima Champions, ottenendo i 3 punti che ancora mancavano sul campo del Genoa. Una vittoria importante e meritata, seppur con qualche patema di troppo rispetto al previsto, soprattutto alla luce del primo tempo, dominato proprio come recita lo 0-3 sul tabellino. Zapata (9’), Malinovskyi (26’) e Gosens (44’) sembravano aver chiuso ogni discorso, anche perché il Genoa di Ballardini, già salvo dopo il successo di Bologna, non opponeva nessun tipo di resistenza. Il trend restava lo stesso anche nella parte iniziale della ripresa, visto che al gol dell’1-3 di Shomurodov (48’) rispondeva subito Pasalic (51’), rimandando i rossoblu a distanza di sicurezza. Poi però Pandev trovava il 2-4 su rigore (67’) e quando Shomurodov, sfruttando un’ingenuità di Pessina, siglava il 3-4 (84’), Gasperini vedeva i fantasmi della beffa. Che, per sua fortuna, non si concretizzavano, al contrario di una qualificazione in Champions, la terza di fila, diventata definitivamente realtà.
“Quest’anno sembrava ancora più difficile – ha esultato il tecnico -. La squadra ha avuto una grande reazione da dicembre in poi, per di più ce l’abbiamo fatta con una giornata di anticipo. Le qualificazioni sono tutte belle, ma questa ha un sapore migliore. Ora possiamo pensare solo alla Coppa Italia, per noi sarebbe la ciliegina sulla torta”. Match point sfruttato insomma, proprio come spera di fare il Milan, che però dovrà vedersela contro un Cagliari non ancora salvo. Certo, gli ultimi risultati hanno rasserenato i sardi, tanto più che la lotta sembra ormai ridotta a un duello tra Torino (ieri sconfitto 4-1 dallo Spezia) e Benevento (oggi contro il Crotone), ma i rossoneri si troveranno comunque di fronte un avversario motivato e deciso a chiudere i conti. Va anche detto però che il Diavolo visto nelle ultime due gare non può avere paura di nessuno, come dimostrano i 10 gol fatti a fronte di zero subiti. Un’accelerata clamorosa, che ha rimesso a posto una classifica complicatasi dopo i ko con Sassuolo e Lazio: ora serve un ultimo sforzo, ovvero una vittoria che sancirebbe il ritorno in Champions dopo 7 anni.
“Manchiamo da troppo tempo, questo fa salire attesa ed aspettative ed è giusto così – il pensiero di Pioli -. Sappiamo di aver lavorato bene e di aver preparato bene la gara, siamo preparati per combattere contro un avversario che farà la sua partita con fisicità, giocatori offensivi forti e pericolosi sulle palle inattive. Sto vivendo queste ore con concentrazione e attenzione, questa partita può rappresentare la chiusura ideale, siamo stati bravi ad avere equilibrio e coraggio: qualità che dovremo mettere in campo anche contro il Cagliari”.
Il tecnico si augura che la ritrovata vena offensiva dei suoi prosegua anche stasera, visto che dovrà terminare la stagione senza Ibrahimovic, il cui infortunio al ginocchio si è rivelato più grave del previsto: lo svedese starà fermo 40 giorni, con l’inevitabile conseguenza di saltare l’Europeo. I suoi continui guai fisici inducono tutta una serie di riflessioni che il club, per evidenti motivi, non potrà ignorare: sul mercato non basterà cercare un vice-Ibra, bensì un titolare affidabile. A questo però si penserà solo dai prossimi giorni, perché prima c’è una Champions da conquistare con un 4-2-3-1 che vedrà Donnarumma in porta, Calabria, Kjaer, Tomori e Hernandez in difesa, Bennacer e Kessié a centrocampo, Saelemaekers, Diaz e Calhanoglu sulla trequarti, Rebic in attacco. Consueto 3-4-2-1 anche per Semplici, che risponderà con Cragno tra i pali, Ceppitelli, Godin e Carboni nel reparto arretrato, Zappa, Nandez, Marin e Lykogiannis in mediana, Joao Pedro e Nainggolan alle spalle dell’unica punta Pavoletti.
La partita più delicata della domenica è però quella del Napoli, costretto a vincere a Firenze per rispondere alla Juventus. La cabala, in questo senso, non aiuta, visto che proprio al Franchi nel 2018, 24 ore dopo un derby d’Italia (anche quello vinto 3-2 dai bianconeri), gli azzurri dissero addio allo scudetto perdendo malamente. L’allora tecnico Sarri parlò di “campionato perso in hotel”, dando il là a tutta una serie di polemiche destinate a restare nella memoria. Chissà se Gattuso, da uomo di campo, avrà lavorato psicologicamente sui suoi, quel che è certo però è che il Napoli arriva all’appuntamento in grande forma, lanciatissimo dopo le goleade con Spezia e Udinese. Oggi, al cospetto di una Fiorentina già salva, sarà sufficiente farne uno in più per vincere e rimandare ogni discorso all’ultima giornata, quando si deciderà il tutto.
Il tecnico confermerà il solito 4-2-3-1 con Meret in porta, Di Lorenzo, Manolas, Rrahmani e Hysaj in difesa, Fabian Ruiz e Bakayoko a centrocampo, Politano, Zielinski e Insigne alle spalle dell’unica punta Osimhen. Iachini proverà a regalarsi un’ultima soddisfazione al Franchi (andrà via e il suo sostituto, stando a rumors sempre più insistenti, sarà proprio Gattuso) con un 3-5-2 con Terracciano tra i pali, Milenkovic, Pezzella e Caceres nel reparto arretrato, Venuti, Bonaventura, Pulgar, Castrovilli e Biraghi in mediana, Ribery e Vlahovic in attacco.