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Atac Roma, sciopero dopo ok al concordato preventivo: cos’è e cosa comporta

La “grande malata” tra le partecipate romane sceglie la strada del concordato preventivo. Il giorno dopo la presentazione in Tribunale dell’istanza di fallimento da parte di un creditore, il consiglio di amministrazione di Atac prende la tanto attesa decisione: i vertici della società capitolina hanno scelto la procedura del concordato preventivo in continuità per cercare di salvare l’azienda ed evitare il fallimento dovuto a un debito monstre di 1,38 miliardi di euro e a ben quattordici anni di bilanci in rosso.

Paolo Simioni, presidente, amministratore delegato e direttore generale dell’azienda di via Prenestina, ha provveduto a convocare l’assemblea dei soci e scelto Ernst Young come advisor finanziario. Il superconsulente legale sarà in vece Carlo Felice Giampaolino.

A questo punto, dopo il passaggio in consiglio comunale previsto per il 7 settembre, la patata bollente passerà nelle mani della giunta Raggi che dovrà predisporre una delibera da far approvare in Aula Giulio Cesare.

Ricordiamo che il concordato preventivo altro non è che un accordo con i creditori sotto l’egida del Tribunale che de facto impedirà a questi ultimi di presentare ingiunzioni di pagamento e richiedere il fallimento della partecipata romana. Seguendo questa via Atac potrà evitare il vero e proprio fallimento, mettendosi al riparo da azioni esecutive e garantendo la continuità dell’impresa, mentre i creditori, seppur parzialmente, potranno veder soddisfatte le loro ragioni.

Dopo l’ok del consiglio comunale, Atac dovrà dunque portare i moduli davanti ai giudici per ottenere un concordato in bianco  “Da quel momento in poi – spiegano dal Campidoglio – avrà dai 3 ai 6 mesi di moratoria” durante il patrimonio aziendale sarà “al sicuro”.

Da segnalare che alla vigilia della riunione del Cda, Atac ha perso un altro pezzo. Dopo le dimissioni tra le polemiche dell’ex dg Bruno Rota (che tra l’altro indicava come unica chance di salvezza per la società dei trasporti pubblici di Roma proprio il concordato preventivo), si è dimesso anche Alberto Giraudi, direttore Operations.

La decisione del Cda sembra però non mettere tutti d’accordo. Come previsto, i sindacati di base sono già sul piede di guerra e hanno indetto uno sciopero di quattro ore, dalle 8.30 alle 12.30 per martedì 12 settembre. Secondo Orsa, Tpl Lazio, Faisa-Confail Sul ct, Utl e Fast-Confsal, il concordato preventivo “metterebbe a serio rischio livelli occupazionali, diritti salariali e normativi dei lavoratori”. Le associazioni sindacali sottolineano anche “la totale assenza di interlocuzione da parte dell’assessorato della Città in movimento e della governance aziendale con le rappresentanze dei lavoratori, unici a non venir ascoltati su una questione da cui dipende il loro prossimo futuro”.

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