Si infittisce la rete di interessi sul caso Shalabayeva. Il marito della donna rimpatriata dall’Italia, il dissidente Mukhtar Ablyazov, è infatti accusato di aver messo in piedi una truffa da 10 miliardi di dollari quando era presidente della Bta, la principale banca del Kazakistan e nell’elenco delle vittime di tale frode ci sarebbero ben otto istituti di credito italiani.
Secondo gli atti raccolti nel Regno Unito, dove Ablyazov aveva chiesto e ottenuto che gli si concedesse l’asilo politico, gli istituti coinvolti sarebbero Unicredit, Banca popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Banca agricola mantovana, Banca nazionale del lavoro, Banca Antonveneta e Banca Ubae.
Un caso intricato e fumoso, di cui ancora si fatica a individuare dei contorni netti, me che, a ogni capitolo, si arricchisce di nuovi argomenti. Sembra sempre più difficile, però, immaginare che dietro alla vicenda del rimpatrio di Alma Shalabayeva e di sua figlia Aula, consegnate dall’Italia alle autorità di Astana lo scorso 31 maggio, non si celino forti interessi economici legati al patrimonio, e alle eventuali truffe, di Ablyazov.