OGGI DUELLO DI CAPODANNO ALL’ULTIMO BOT
IL 2011 CON IL SEGNO PIU’ SOLO A WALL STREET
“Do or die”. Campa o muori. Sembra il titolo di un film di 007. E’ lo slogan, dedicato all’euro nel 2012, coniato da un trader inglese interpellato da Reuters: Boris Schlossberg di Gft Forex. E’ un’espressione che dà il senso degli umori dei mercati: il 2012, anzi il primo trimestre del 2012, sarà decisivo per la sopravvivenza dell’euro dopo un’aspra battaglia che si combatterà sul fronte dei titoli di Stato italiani, nel primo appuntamento dopo i maxi prestiti della Bce al sistema bancario. Si comincia oggi, con l’asta di Bot (9 miliardi) e Ctz (1,5-2 miliardi), ma la prima vera prova del fuoco ci sarà domani, appuntamento con l’asta di Btp e CctEu (9 miliardi).
Di tutto questo ed altro ha parlato ieri il premier Mario Monti con Angela Merkel, secondo quanto rivela “Il Messaggero”. I motivi di preoccupazione non mancano di sicuro. L’Italia, nonostante la severa manovra sui conti pubblici, patisce pur sempre uno spread superiore a 500 punti nei confronti del bund (509, ieri sera); il rendimento del decennale oscilla attorno al 7,10%, un livello assolutamente insostenibile nel medio periodo. Ma i numeri di ieri vanno letti con attenzione: 1) in questi giorni si opera con valuta 30 dicembre; 2) non c’era alcuna ragione per comprare Btp ieri (gli scambi sono stati assai modesti) alla vigilia di aste per 20 miliardi circa; 3) non è affatto escluso che una parte dei 411 miliardi di euro parcheggiati presso la Bce a Natale (record assoluto) possa far rotta verso i Btp.
In realtà qualcosa si sta muovendo, sotto la superficie, come dimostra il lento adattamento della curva dei rendimenti. Sotto questo profilo è di buon augurio il recupero nel finale di seduta, che ha permesso al Btp di scendere al 6,88%, ovvero 497 pb di spread. Troppo poco per alimentare l’ottimismo. Ma, come scrive il Washington Post: “Il destino dell’economia mondiale è nelle mani dell’Italia”. Intanto la Borsa di Milano ha chiuso in calo dello 0,99%. Andamento poco mosso per le altre piazze azionarie europee: Parigi e Francoforte sono salite dello 0,1%, Madrid -0,1%. Londra oggi è rimasta chiusa. Stesso copione a Wall Street: Dow Jones +0,18%, S&P 500 a +0,19%, Nasdaq a +0,48%.
La crisi italiana, a lungo andare, non gioverà all’economia tedesca. E’ uno degli argomenti più usati per sostenere che, alla fine, ci sarà una convergenza tra le varie anime della zona euro. Forse, si spera, andrà così. Oggi, però, agli occhi dell’opinione pubblica itrend non potrebbero essere più diversi: nella Penisola si respira aria di depressione. In Germania, a giudicare dal sondaggio presso le Camere di Commercio, gli umori sono ben diversi: un’impresa su tre prevede di fare più investimenti l’anno prossimo, una su cinque di fare nuove assunzioni. Anche quest’ottimismo spiega la chiusura del governo tedesco a destinare risorse agli eurobond.
METEOBORSA. ATTENTI AI BOT DI STAGIONE. L’andamento positivo di Wall Street, combinato con la stagione parafestiva, potrebbero neutralizzare il “sentiment” negativo di Piazza Affari. Ma nessuno si azzarderà a prendere iniziative forti sul listino prima dell’esito dell’asta Bot. L’esito positivo dell’offerta di titoli a sei mesi non si tradurrà in automatico in nuovi acquisti: la partita più impegnativa è quella di giovedì 29.
AMERICA BIPARTISAN, PORTO SICURO. Dio Benedica l’America “il porto sicuro dei risparmi nel 2011”, sottolinea The Wall Street Journal. Anche lo Standard & Poor’s 500, dopo il rialzo di ieri, si avvia a chiudere al pari di Nasdaq e Dow Jones il 2011 con un guadagno seppur modesto: +0,6% rispetto al 2 gennaio. Nessun altro listino c’è riuscito, all’interno del G20. Merito della ripresa, confermata dal recupero della fiducia delle famiglie. Merito ancor di più della grande fuga dall’euro che ha senz’altro aiutato la Corporate America, nonostante la leadership debole di Barack Obama. Il presidente, comunque, ha ieri pagato un prezzo ai repubblicani, per sbloccare l’azione di governo. A completare la squadra della Federal Reserve, Obama ha chiamato, a fianco del suo assistente Jeremy Stein, l’ex sottosegretario di George W. Bush, Jerome Powell. E’ una buona notizia per i mercati: una Fed bipartisan, guidata dal repubblicano Ben Bernanke, eviterà la paralisi in un anno elettorale delicato.
YEN, VALUTA SUPERSTAR. Tokyo ha provato in più di un’occasione di frenare l’ascesa dello yen, senza grande successo. La valuta giapponese chiude l’anno in rialzo su tutte le monete, compreso il dollaro (+4,1%). La notizia non scuote la Borsa di Tokyo dall’apatia di fine anno: l’indice Nikkei 225 perde lo 0,1%. Pesa il calo della produzione di Sony e Honda, danneggiate dal mancato arrivo di componenti dalla Thailandia, colpita dalle inondazioni di novembre.
CROLLA FONDIARIA, VACILLA UNICREDIT
A pesare sul listino italiano sono state le banche: Unicredit nel primo giorno di contrattazioni dopo il raggruppamento (10 azioni vecchie per 1 nuova) ha chiuso a 6,575 euro, in calo del 4,7%. Intesa ha perso il 2,3%, Banco Popolare -2,75%, Pop.Emilia -3,5%, Ubi -2,2%, Pop.Milano -4,2%, Mediobanca -4,8%. In Piazza Affari è finita in netto ribasso Fondiaria-Sai -7,9%, dopo che il cda del 23 dicembre ha deliberato un aumento di capitale da 750 milioni di euro. La compagnia chiuderà il 2011 con una perdita di 925 milioni di euro, contro una perdita prevista di 138 milioni. La controllata Milano Assicurazioni è scesa dell’1%. Premafin, la holding dei Ligresti che controlla Fondiaria, è caduta in ribasso dell’11%. Fra le blue chip si è messa in luce Impregilo , che è salita del 2,6% dopo che Fondiaria-Sai ha accettato la proposta del gruppo Gavio, al quale cederà il suo 33% di Igli, la holding che controlla il 29,9% di Impregilo. Gavio sale così al 66% di Igli (in pratica al 20% di Impregilo), e pagherà le azioni 3,6 euro l’una. Atlantia ha chiuso la seduta invariata. La società autostradale dei Benetton rimane con Gavio l’unico altro socio di Igli, ma ha la possibilità di fare valere il diritto di opzione e condividere con Gavio l’acquisto della quota di Fondiaria-Sai. Secondo un’ipotesi diffusa tra gli analisti, Gavio e Atlantia potrebbero accordarsi per procedere a uno spin-off di Impregilo, con il costruttore piemontese che prenderebbe la parte costruzioni, mentre alla società autostradale andrebbero le concessioni di Impregilo.
LA PACE ELETTRICA DA’ LA SCOSSA A IREN E A2A
Un altro accordo di spartizione è stato annunciato stamattina: quello di Edison, che vedrà la francese Edf acquistare la quota dei soci italiani, fra i quali primeggiano A2A, in rialzo del 2,7%, e Iren +2,9%. Edf comprerà le azioni Edison a 0,84 euro per azione e il titolo oggi è sceso dell’1,7% a 0,817, euro perché il mercato puntava su un prezzo più alto. Grande soddisfazione da parte di Graziano Tarantini e Giuliano Zuccoli, rispettivamente presidente ed ad di A2A. “Attraverso l’integrazione tra A2A e Edipower – recita una nota congiunta – e la collaborazione con gli altri soci italiani nasce il secondo operatore nel settore elettrico che, con circa 10mila MW di capacità installata e un efficiente mix produttivo, si posiziona tra i leader europei del settore”, sottolineano in una nota i due manager. Positive Finmeccanica +4,1% e Mediaset +1,6%. In calo Ferragamo -2,4%. Fra le small cap, balzo di TBS Group . Il titolo è rimasta sospeso per quasi tutta la seduta per eccesso di rialzo e nell’asta finale ha segnato un prezzo di 1,245 euro, in rialzo del 38%. Il Fondo Italiano di Investimento ha comunicato di voler investire nella società un totale di 20 milioni di euro attraverso un aumento di capitale e l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile. TBS è attivo nel campo dei servizi per il settore ospedaliero. Il consiglio di amministrazione di Seat Pagine Gialle ha deciso di non pagare la rata di dicembre di rimborso del capitale di ‘debito senior’ e quote di interessi per un totale di 55 milioni di euro (35 milioni di rata capitale e 20 milioni di interessi). La società in default tecnico entro il 16 gennaio prossimo deve completare la ristrutturazione del debito, passaggio per il quale serve un allargamento del consenso tra le banche creditrici.