Non c’è stato l’exploit di ieri con in Bot, ma anche i rendimenti dei Btp a tre anni, scesi sotto il 5% al 4,83%, hanno confermato il ritorno della fiducia degli investitori sul debito dei Paesi periferici portando. Lo spread ha reagito ballerino: sceso inizialmente, è poi risalito, arrivando a 480 pb. Le Borse si muovono incerte e meno brillanti della partenza ma per ora confermano il segno più: il Ftse Mib sale dello 0,44%, il Dax dello 0,31%, il Cac dello 0,93% mentre il Ftse 100 riduce i guadagni allo 0,06%.
Tre le scadenze collocate oggi in asta. Nel dettaglio il rendimento del Btp a tre anni Btp scende al 4,83% dal 5,62% di fine dicembre, cala al 4,29% il tasso del titolo triennale con scadenza luglio 2014 e al 5,75% quello del Btp agosto 2018. Il Tesoro ha piazzato tutto l’ammontare offerto. La domanda è stata pari a 2,28 volte per il luglio 2014, 1,22 volte per il titolo a tre anni novembre 2014 e di 1,61 volte l’offerta per l’agosto 2018.
Dopo l’effetto Draghi e Monti sulla situazione europea, sul fronte della crisi del debito sul tavolo rimangono ancora diversi nodi irrisolti. Oggi si svolge l’ultimo incontro tra il primo ministro greco Lucas Papademos e il direttore dell’Istituto Finanziario Internazionale (Iif), Charles Dallara, che rappresenta le banche nella trattativa, sullo scambio dei titoli dello Stato greco nelle mani dei privati. La Germania continua a sbarrare la strada a un ruolo della Bce da prestatore di ultima istanza: ”Non c’e’ alcun cambiamento del governo tedesco sul ruolo della Bce”, ha ribadito il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert. Da Berlino si incalza invece sulla Tobin Tax: “Al momento si è concentrati sulla ipotesi di un’introduzione della tobin tax nell’Europa a 27”, ha detto Martin Kotthaus, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: “l’obiettivo è capire entro la fine del primo trimestre del 2012 se sia possibile oppure no l’introduzione della tassa nell’Europa a 27”. Se la Tobin tax non sarà accettata da tutti si dovrà capire come andare avanti.
Infine, preoccupa l’Ungheria a rischio default dove però il premier Viktor Orban ha aperto a una trattativa per modificare la controversa legge sulla Banca centrale approvata nei giorni scorsi, che ha suscitato aspre critiche di Bruxelles e che ieri Draghi ha definito contraria allo spirito dei trattati. C’è poi il fronte delle banche che per il 20 gennaio dovranno presentare i propri piani di rafforzamento patrimoniale all’Eba. L’euro che aveva recuperato sopra soglia 1,28 torna a scambiare sul dollaro a quota 1, 2783.
A Milano sul Ftse Mib si mette in luce soprattutto Mediobanca che sale del 4,71% sull’onda del buon esito della trattativa sulla galassia Ligresti verso cui è esposta per 1,1 miliardi. L’operazione Unipol-Fonsai mette però le ali a tutti i titoli coinvolti: Fondiaria sale del 11%, Premafin del 19,6% e Milano Assicurazioni del 9%. Anche Unipol che ci mette i soldi, porta a casa un guadagno di quasi l’1%. Positive, anche se meno brillanti dell’inizio della mattinata, anche le banche: Ubi sale del 3,48%, Bper del 2,8%, Unicredit, Intesa e il Banco poco sopra il 2% circa, Bpm di quasi l’1% mentre Mps sale dell’1,64% dopo che il nuovo direttore generale Viola ha confermato che il piano di rafforzamento patrimoniale non passerà per un aumento di capitale.
Aumentano rispetto a ieri i segni meno sul paniere principale: in rosso del 2% Tenaris, dell’1,47% Ansaldo, del 2,7% Fiat Industrial e di quasi l’1,4% Pirelli e dell’1,5% A2A.