I riflettori erano tutti puntati sull’asta del Tesoro italiano di stamattina: fino a 4 miliardi di euro di obbligazioni con scadenza 2017 e fino a 2 miliardi di euro di Btp a 10 anni oltre a fino a due miliardi di euro di bond con scadenza 2016 e 2021.
Il risultato è stato discreto, ma non eccellente. Il Tesoro, infatti, è riuscito a collocare i Btp a 5 anni ad un tasso del 5,39% contro il precedente 6,47% in forte calo e ad un rendimento comunque leggermente sopra le attese degli analisti. Inoltre, sono state accolte offerte per 3,57 miliardi su una richiesta complessiva di 4,63 miliardi di euro. Meno dell’obiettivo iniziale dei 4 miliardi.
Il Tesoro ha invece collocato tutti i due miliardi di Btp a 10 anni previsti. Ma i rendimenti, pur in calo al 6,08% dal 6,98% dell’ultima asta di dicembre sono risultati sopra la soglia del 6%. Prima dell’esito dell’offerta il rendimento del Btp a 10 anni sul mercato secondario era risalito al 6,13% (dall’iniziale 5,93%), lo spread è tornato a quota 434 punti base. Il nervosismo che ha investito le sale operative era legato alla voce su una qualche difficoltà per il Tesoro nel collocare l’intera emissione dopo il downgrade di Fitch del rating Italia portato a A- da A+, con outlook negativo.
L’esito dell’asta ha quindi giustificato il nervosismo crescente con cui i mercati attendono l’esito del summit europeo che dovrà varare il Fiscal Compact e trovare una soluziomne al revus greco che si complica sempre doi più. Piazza Affari, dopo aver oscillato attorno alla parità è ora in calo dello 0,55%, in linea con le altre piazze europee: Parigi -0,957, Francoforte -0,59%, Londra -0,49%.
Prima dell’esito dell’offerta il rendimento del Btp a 10 anni sul mercato secondario era risalito al 6,13% (dall’iniziale 5,93%), lo spread era tornato a quota 430 punti base. Il nervosismo che ha investito le sale operative era legato alla voce su una qualche difficoltà per il Tesoro nel collocare l’intera emissione dopo il downgrade di Fitch del rating Italia portato a A- da A+, con outlook negativo.
Fondiaria Sai scende del 12,3%, Unipol sale del 3,4%. Milano perde oltre il 5%. Premafin sospesa dopo una perdita (teorica) nell’ordine del 30%. Questa la risposta del mercato all’accordo definitivo per il piano di fusione a quattro da cui nascerà la seconda compagnia italiana, forte di 21 miliardi di premi. Pesa sulla galassia Ligresti la conferma che il passivo 2011 si è rivelato più alto del già pesante salasso iniziale: 1,1 miliardi contro la stima iniziale di 925 milioni di rosso. Per analogia anche l’aumento di capitale che sarà sottoscritto dalla Premafin targata Unipol sarà di 1,1 miliardi, ovvero fortemente più diluitivo per i soci minori.
La compagnia bolognese, che sarà oggetto di un’iniezione di capitale per circa un miliardo (almeno in parte con un prestito convertibile), trae invece vantaggio dalla rinuncia all’Opa su Premafin, sostituita da un aumento di capitale riservato al nuovo socio per 400 milioni circa. L’operazione è condizionata all’esenzione dall’obbligo di Opa su Premafin e sulle controllate. Il terzo passaggio prevede un altro aumento di capitale da 1,1 miliardi di euro per Fondiaria Sai che dovrebbe chiudere l’anno con una perdita di pari importo. Fondiaria Sai prima dell’aumento di capitale raggrupperà il numero delle proprie azioni in rapporto di 1 a 100. L’operazione di aumento è in agenda per maggio.
Unicredit perde l’1% dopo un avvio di negoziazioni in ribasso del 3%. Venerdì la società ha comunicato di aver chiuso con un’adesione del 99,8% l’aumento di capitale. Continua il recupero di interesse degli investitori per comparto bancario. Dopo Ing e Barclays stamane è la volta di Citigroup che ha alzato il target price della banca di piazza Cordusio a 4,65 euro da 4 euro, la raccomandazione resta buy. La stessa Citigroup ha alzato il target price di Banco Popolare a 1,5 euro da 1,3 euro (il titolo perde lo 0,2%). Ubi passa da 3,2 euro a 3,7 euro (il titolo sale dell’1%). Intesa Sanpaolo passa a 1,60 euro da 1,45 euro (il titolo è in rialzo dell’1%).