IL TESORO TESTA I MERCATI; 8 MILIARDI DI BOT
DOPO LA CINA RALLENTA ANCHE IL GIAPPONE
Dopo la Cina, il Giappone. Venerdì scorso ad impensierire i mercati era stato il calo del surplus della bilancia commerciale cinese e, in particolare, la frenata dell’export. Oggi tocca a Tokyo: il Pil del secondo trimestre registra un aumento modesto, lo 0,3% , molto al di sotto delle previsioni (+2,3%) nonostante il forte aumento della spesa pubblica legato alla ricostruzione del dopo Fukushima.
Le Borse asiatiche, però, non accusano il colpo a partire proprio dall’indice giapponese Nikkei -0,04% contro perdite tra lo 0,1 e lo 0,2% a Shanghai e Hong Kong. A sostenere i prezzi la speranza che le autorità monetarie di fronte al peggioramento della congiuntura accelerino le attese mosse espansive.
L’attesa di un’iniziativa del governo e della banca centrale di Pechino, in particolare, sta facendo bene alle azioni cinesi quotate Wall Street che hanno vissuto la settimana più vivace del 2012 (l’Etf più diffuso è salito del’1,2 per cento).
Il Tesoro italiano torna in pista oggi con un’offerta di 8 miliardi di Bot a 12 mesi, l’unica operazione prevista per il mese di agosto che, comunque, finora è stato meno rovente del previsto sul fronte dei mercati. Ma non è il caso di abbassare la guardia. Le ultime offerte a due anni di Germania e Danimarca hanno registrato rendimenti negativi, a conferma che la tensione resta molto alta.
Domani la Grecia effettuerà un’asta straordinaria di titoli a tre mesi per l’importo di 3,125 miliardi. Un’iniezione di capitali necessaria per far fronte alle cedole in scadenza il prossimo 20 agosto. I nuovi fondi già promessi dall’Unione Europea, infatti, arriveranno solo a settembre dopo l’esame della trojka.
Lo spread Btp/bund è intorno ai 450 punti rispetto con il rendimento del decennale al 5,86%.
Italiani, fate come noi, è il consiglio in arrivo da Jyrki Katainen, premier finlandese “Noi abbiamo utilizzato le proprietà patrimoniali dello Stato come pegno – ha dichiarato in un’intervista allo Spiegel -: riuscendo a ridurre sensibilmente gli interessi e in breve tempo siamo riusciti a risparmiare il 10% del nostro Pil”. Meglio il pegno che la vendita. “Al momento dovrebbe essere privo di interesse per i Paesi in difficoltà vendere le partecipazioni dello Stato, con i prezzi che sono così bassi. Queste partecipazioni potrebbero invece essere utilizzate per garantire i titoli da vendere sul mercato”. Katainen rivela di aver già fatto questa proposta durante l’ultimo vertice europeo di giugno a Bruxelles e di averla ripetuta durante il suo recente viaggio a Helsinki a Mario Monti, che però “non si è impegnato”.
L’appuntamento più importante della settimana cadrà domani, con la pubblicazioni dei dati sul pil dell’eurozona, un modo per misurare la gravità della recessione. In vista della pubblicazione, il ministero dell’Economia della Germania ha diffuso venerdì un comunicato nel quale si avverte che lo scenario economica è in peggioramento, il quadro è sempre più incerto e prevalgono i rischi di deterioramento.
La produzione industriale in Francia, intanto, si è contratta anno su anno del 2,3% in giugno, gli economisti si aspettavano un calo dell’1,8%.
Il clima d’attesa dei mercati, salvo colpi di scena inattesi, potrebbe durare fino al pomeriggio del 31 agosto, quando Ben Bernanke parlerà al consueto meeting della federal bank del Wyoming a Jackson Hole, l’incontro che per tradizione offre al governatore della Fed l’occasione per tracciare le linee della politica monetaria, compito ancor più delicato quest’anno in piena campagna elettorale Usa. La scelta del candidato repubblicano Mit Romney di farsi affiancare come vice da Paul D. Ryan, il capo dela delegazione repubblicana nella dura battaglia sula riforma fiscale, conferma che la partita di novembre si giocherà soprattutto sul fisco: una brutta ipoteca sul fiscal cliff, cioè il rischio di un buco nelle entrate.
Ma il vero appuntamento chiave resta quello del 12 settembre, data in cui è prevista la decisione della Corte costituzionale tedesca sull’Esm. I mercati confidano che prima di quella data entri in azione la Bce, dopo aver risolto i “dettagli” per entrare in azione sul mercato secondario.
Incontro di fuoco, oggi, al capezzale di Facebook. In settimana scade il lock up di 1,9 miliardi di azioni Facebook, che così moltiplicherà per quattro il flottante. Potranno vendere i Big che hanno sottoscritto i titoli prima dell’Ipo, da Goldman Sachs a Microsoft. Il direttore finanziario di Facebook David Ebersmann cercherà di convincere le controparti ad attendere tempi migliori senza infliggere un altro colpo al titolo che dall’Ipo di maggio ad oggi ha già perduto il 45% circa del valore. Tra gi azionisti delusi figura anche l’università di Harvard che in primavera aveva deciso di acquistare 20 mila titoli della società fondata nel dormitorio dell’ateneo: finora ci rimette 450 mila dollari circa.
A Milano si riparte dopo il grande recupero. Dal 24 luglio scoro il listino ha recuperato il 18% circa, con punte del 30% per i titoli più bersagliati (Mediolanum, A2A, alcune banche). Venerdì nel finale della settimana sono scese le banche dopo l’allarme della Bce sull’aumento del rischio di insolvenza delle imprese domestiche. Unicredit -2%, Intesa -2,5%, Popolare dell’Emilia -2,8%, Banco Popolare -2,5%.
Mediobanca è salita dello 0,5% per effetto delle speculazioni su novità nell’azionariato.
Segni contrastati per gli assicurativi: Generali ha perso l’1,2%. Fondiaria Sai ha guadagnato il 2,5% all’indomani dell’innalzamento del rating da parte di Standard&Poor’s. Unipol è salita del 2%: ieri la compagnia ha presentato i dati del trimestre e nella conference call ha fornito indicazioni sul programma di integrazione con Fondiaria Sai e Premafin.
Deboli le utility. Enel -0,6%, Atlantia -0,6%. In controtendenza A2A +1%. Tenaris ha perso l’1%.
Finmeccanica +1,2% è stata la miglior blue chip insieme a Stm +1,3%.