La stragrande maggioranza delle imprese italiane ha intenzione di assumere nuovo personale, ma è alla ricerca di nuove competenze che spesso non riesce a trovare. Lo certifica il Market Watch Pmi realizzato da Banca Ifis, secondo cui l’83% delle imprese ha bisogno di lavoratori in possesso di nuove competenze. Un trend cominciato già nel 2019 e che continuerà anche nei prossimi due anni, alimentando la ripresa post-pandemica del Paese. Si tratta dunque di una buona notizia per tutti i lavoratori che però devono puntare sulla formazione per farsi trovare pronti ad affrontare le sfide del mercato del lavoro. La domanda delle aziende, infatti, si concentra soprattutto su profili tecnici, digitali e specializzati in tecnologie 4.0. Parliamo dunque di quelle che in gergo tecnico vengono definite “hard skill”, che però devono essere affiancate da soft skill trasversali come: saper lavorare in team, essere flessibili, risolvere problemi. “Purtroppo, il divario tra domanda e offerta rimane ampio e per i profili tecnici oltre la metà delle PMI oggi non riesce a trovare personale”, sottolinea il report di Banca Ifis.
IL CORTOCIRCUITO TRA DOMANDA E OFFERTA
Gli esperti lo chiamano mismatch, un termine che indica il divario esistente tra le competenze ricercate dalle aziende e quelle di cui sono in possesso i lavoratori. Più la discrepanza tra domanda e offerta è alta, maggiore è il suo impatto sul mercato del lavoro e sul Pil.
Il Market Watch Pmi di Banca Ifis sottolinea come il 58% delle aziende che reputa necessarie nuove skill in ambito produttivo non trova il personale ricercato. Il 37% delle imprese inoltre considera fondamentale la capacità di gestione delle tecnologie 4.0. Anche le abilità “soft” risultano difficili da incrociare, in particolare la flessibilità (40%), il problem solving e la capacità decisionale (entrambe al 37%), la gestione dello stress (35%).
ASSUNZIONI: LE COMPETENZE PIÙ RICHIESTE
Secondo lo studio solo il 10% delle imprese si è lasciata scoraggiare nella sua attività di scouting dalle difficoltà innescate dalla pandemia, un atteggiamento che però va di pari passo con la difficoltà a trovare le competenze ricercate. Le altre invece continuano a cercare professionisti.
Ma quali sono le competenze più richieste? Il 59% delle Pmi è alla ricerca di nuove competenze legate alle tecniche di produzione specifiche per il proprio settore; il 28% vorrebbe assumere collaboratori in grado di gestire soluzioni digitali; il 26% sta cercando profili amministrativi e il 24% soggetti specializzati nell’industria 4.0. Per l’8%, infine, sono necessarie risorse esperte nell’area Smac (social, mobile, analytics, cloud).
“La richiesta di conoscenze specifiche non è destinata a esaurirsi nel breve periodo. Nel prossimo triennio, le figure esperte di tecniche produttive rimarranno le più ricercate (42%), seguite da quelle che possono contare su competenze digitali e 4.0 (entrambe al 39%)”, evidenzia Banca Ifis.
Tra le soft skills più ricercate figurano invece le capacità relazionali o di comunicazione, che pesano in media per quasi la metà (45%) nel profilo tipo ricercato dalle aziende, il team working (63%), il problem solving (52%), la flessibilità (40%) e la capacità di comunicazione (38%).
“Per tutte le imprese la formazione interna è fondamentale per contrastare la veloce obsolescenza delle competenze dovuta al progresso tecnologico”, si legge nel report che indica anche le trearee prioritarie per l’aggiornamento: tecniche di produzione (52%), abilità digitali (51%) e tecnologie 4.0 (40%).
LA SOLUZIONE DI BANCA IFIS
La banca guidata da Frederik Gertman conta ad oggi su 1.800 dipendenti, con un’età media di 40 anni, molto più bassa rispetto alla media italiana. Nel 2020 l’istituto ha erogato oltre 37 mila ore di formazione tecnica e soft skill (+16,4% rispetto al 2019) su canali digitali e sulla piattaforma web Ifis Talent che coordina i processi di sviluppo delle persone, e integra il processo d’ingresso dei neoassunti, guidandoli nei primi tre mesi in azienda.