Più lavoro uguale più pensione. La nuova riforma del ministro Elsa Fornero prevede incentivi per chi prolunga l’attività lavorativa. Nelle proiezioni di Assoprevidenza per un quarantenne oggi il pensionamento a 66 anni di età con ultima retribuzione annua lorda di 30mila euro comporterebbe un tasso di sostituzione del 58,2%. Se invece lo stesso lavoratore andasse in pensione a 70 anni il tasso di sostituzione salirebbe al 74,2%. Proiezioni che valgono a partire da certe condizioni: una carriera costante e una prima iscrizione all’Inps all’età di 25 anni con una retribuzione annua lorda di 15mila euro. Certo, più sale l’ultima retribuzione lorda, più il tasso di sostituzione si ridimensiona. Così, mantenendo le condizioni già citate, un quarantenne oggi che va in pensione a 70 anni e che vanta un’ultima retribuzione annua lorda di 150mila euro, otterrà un tasso di sostituzione del 35% (il 27,5% se andasse a 66 anni). Per chi ha una retribuzione lorda di 75mila euro, il tasso di sostituzione si attesterebbe al 49,7% a 70 anni e al 39,1% a 66.
“Il sistema contributivo non è detto che sia così negativo dal punto di vista dei risultati – afferma Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, l’Associazione italiana per la previdenza e Assistenza complementare – se ho continuità per i 40 anni, alla fine della carrierra il mio trattamento pensionistico rischia di avere un tasso di sostituzione vicino all’80%. A carriera piatta il mio trattamento pensionistico calcolato con i coefficienti mi dà tasso di sostituzione assolutamente interessante”. Che può addirittura superare il 100% nei casi di carriera fortemente anticipata (sempre con prima iscrizione all’Inps a 25 anni con 15mila euro di retribuzione). Sempre nel caso di chi ha 40 anni oggi e prima della pensione un ultima retribuzione lorda di 30mila euro, il tasso di sostituzione salirebbe a 104,1%. Chiaro, le proprie proiezioni personali si discosteranno dai calcoli standard tanto più ho una carriera irregolare o molto proiettata verso l’alto.
“Il punto – continua Corbello – è se sul contributivo, date le condizioni di continuità per i soggetti che hanno carriera piatta, la previdenza complementare ha ancora uno scopo. Per queste realtà è bene avere un trattamento complementare ma dovrebbe essere una seconda pensione più duttile con, per esempio, la revocabilità del Tfr a previdenza complementare. Noi che abbiamo sempre detto di essere contrari ad anticipazioni sulla previdenza complementare, diciamo che ben vengano tutte le forme di adattabilità perché aver portato in avanti il traguardo finale ha reso necessaria maggiore flessibilità”.
Già perché l’allungamento della prospettiva di vita e quindi del lavoro, apre un altro urgente fronte: non tutti invecchiamo nello stesso modo. Dice Corbello: “Oggi dobbiamo metterci nell’ottica nell’affrontare in maniera sistematica un altro aspetto: l’anziano non necessariamente è in grado di affrontare l’anzianità in salute, con la capacità di autogestirsi: quindi diventa importante la copertura per abilità o inabilità dell’anziano che vada oltre ai fenomeni patologici. Uno dei profili importanti di riflessione che scaturiscono dalla riforma Fornero è la certificazione dell’invecchiamento del Paese che ci dice che è bene introdurre in maniera sistematica copertura di long term care”.
I programmi di long term care oggi sono proposti dalle compagnie di assicurazione come coperture individuali che, in caso di necessità, garantiscono una rendita per far fronte ai propri bisogni relativi all’invecchiamento. Ci sono poi realtà che hanno introdotto coperture di questo tipo a livello contrattuale e collettivo come i bancari e gli assicurativi. “Il mutualismo fa si che il meccanismo funzioni e lo fa ancora attribuendo una rendita. Le coperture long term care sono una necessità e si sostanziano in rendite ma non è detto che questa forma sia la forma giusta. Puntiamo invece a creare dei servizi. Una delle soluzioni sono le cooperative sociali, strada che apre orizzonti anche di carattere occupazionale”, rileva Corbello.
Il paragone può sembrare infelice, ma la soluzione per il futuro, dice Corbello, potrebbe essere di rendere il Long term care obbligatorio per tutti come l’Rc Auto.