Che la sostenibilità sia un fattore di competitività e di sviluppo per le imprese, è un fatto ormai largamente condiviso. Ma come conciliare concretamente il miglioramento della sostenibilità ambientale con la crescita economica? E come rimuovere gli ostacoli che frenano l’attività delle imprese? Come sempre, quando si passa dalle enunciazioni generali alla loro applicazione pratica, sorgono i problemi. Ecco perché Assonime, l’associazione italiana delle società per azioni, ha voluto dedicare una giornata di approfondimento su questi temi nel presentare il suo ultimo rapporto “Innovare per la crescita sostenibile: strategie di impresa e politica pubblica”.
Il rapporto viene pubblicato proprio ora che il Pnrr promette di riversare una montagna di risorse proprio per rilanciare l’economia stremata dalla crisi dovuta alla pandemia. E si pone come uno strumento operativo, rafforzato dall’esperienza di imprese – Acea, Webuild, Terna, Lavazza, Barilla, solo per citarne alcune presenti alla conferenza – che a vario titolo sono le protagoniste della sfida. Il ministro Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibili), in chiusura dei lavori aperti da Innocenzo Cipolletta e Stefano Micossi, ha rassicurato sul fatto che il governo terrà conto dei rilievi presentati da Assonime. E ha riconosciuto che, nella pandemia che ha travolto tante certezze, “sono proprio le grandi aziende il motore che sta trainando la sostenibilità e comprendendo meglio di istituzioni e associazioni la sua portata innovativa” .
Come si muovono allora le imprese, private e pubbliche, e quali ostacoli incontrano nell’applicare gli obiettivi di sostenibilità di cui l’innovazione è lo strumento indispensabile? Che si tratti di energia, trasporti, infrastrutture, agroalimentare, la sostenibilità – è la premessa di Assonime – fa ormai parte delle dinamiche concorrenziali. Perché? “Attraverso l’innovazione (tecnologica e organizzativa, di prodotto e di processo) – è la risposta – è possibile perseguire obiettivi ambientali e al tempo stesso ridurre i costi operativi, aumentare la produttività e la sicurezza dell’offerta”.
IL RAPPORTO ASSONIME: INANZITUTTO SEMPLIFICARE
Ecco quindi sei linee di azione per la politica pubblica volta a sostenere lo sforzo del mercato. Al primo posto: semplificare, sfoltire gli ostacoli normativi e amministrativi ed evitare che l’eccesso di burocrazia freni l’attività e le risorse che le imprese mettono sul campo. E poi: sostegno alle attività d’impresa, politica dell’innovazione, gestione degli aspetti connessi al quadro concorrenziale internazionale.
Alcuni esempi chiariscono la necessità degli interventi da mettere in campo. Il piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica prevede investimenti per oltre 14 miliardi di euro in dieci anni con 40 GW di nuova generazione da fonti rinnovabili. Tuttavia “lo sviluppo di una rete più sicura e meno impattante sul territorio incontra un ostacolo nei tempi necessari all’autorizzazione delle nuove opere, che spesso superano i 5 anni dall‟invio del progetto. Per la connettività nelle zone rurali – ha ricordato Franco Bassanini che ha partecipato al Rapporto in qualità di presidente Astrid – occorrono 250 giorni. Per il superbonus 110% la realizzazione delle opere di regolazione urbanistica chieste dalle amministrazioni sta bloccando la realizzazione dell’obiettivo di efficientemento energetico”. Per non parlare delle energie rinnovabili dove eolico e biogas da rifiuti sono ritardati in fase autorizzativa.
Assonime riconosce che “alcune significative misure di semplificazione” sono state introdotte con lo Sblocca Cantieri (decreto-legge n. 32/2019) e poi con il decreto Semplificazioni (decreto-legge n. 76/2020). Ma sollecita i decreti attuativi “in assenza dei quali le semplificazioni restano sulla carta”. In particolare, “il decreto Semplificazioni richiede 37 provvedimenti di attuazione di cui, al 12 marzo 2021, solo 6 erano stati adottati”. “Oggi – è la conclusione di Franco Bassanini – abbiamo una grande opportunità. Abbiamo il supervincolo europeo attivato dal Next generation Eu e abbiamo le risorse. Inoltre la sinergia tra digitalizzazione e semplificazione può essere un forte acceleratore all’operatività”.
LA PAROLA ALLE IMPRESE: ACEA, BARILLA, LAVAZZA, TERNA, WEBUILD
Barilla ha portato la sua esperienza di azienda-pilota che trascina sul percorso dell’innovazione le numerose aziende della filiera a cui si rivolge. Il gruppo ha annunciato un’accelerazione sui tempi: “Dal raccolto di quest’anno, tra qualche settimana, tutto il nostro grano, tutta la nostra farina – ha annunciato Michele Zerbini, Soft Wheat and Flour purchasing senior manager – saranno al 100% sostenibili. Significa 360mila tonnellate di grano e 62mila ettari in Europa. Coinvolgeremo oltre 3mila agricoltori. La punta di diamante sono i 1800 ettari coltivati a fiori. Pensate a quanto possano favorire l’impollinazione e la biodiversità”.
Pietro Salini, Ad di Webuild, ha posto l’accento sulle regole competitive. Innovazione e sostenibilità, ha detto in sostanza, costano. E costano molto in termini di cultura, scelta dei prodotti, design, compliance. Ma lo sforzo economico portato avanti dalle aziende viene riconosciuto nelle regole competitive? Poco o anche nulla. “Il Building information modeling (Bim) – ha osservato – da quante amministrazioni viene utilizzato per valutare i progetti? Nessuna. Il tasso di incidenti sul lavoro, la diversità di genere, l’emissione di gas serra vengono considerati nel punteggio ai fini di assegnazione delle gare? No. Per passare da un approccio velleitario a scelte concretamente orientate all’innovazione è necessario mettere sul tavolo – è la conclusione di Salini – degli elementi di valutazione che consentano di passare da un’enunciazione di desideri ad un vero e proprio piano nazionale”.
Giuseppe Lavazza , vice presidente del gruppo del caffè, ha sottolineato che “il profitto non è nemico della sostenibilità” e che questa non si fa a scapito di qualcuno ma a vantaggio di più soggetti o stakeholders. “Le imprese – ha detto – aggiungono valore attraverso la loro azione”. Lavazza punta alla zero carbon emission nel 2030. D’altronde, tutte le aziende partecipanti all’incontro di Assonime hanno elencato numerosi progetti orientati alla sostenibilità: Acea, per esempio, con la selezione di fornitori anche attraverso albi dedicati alle startup innovative che possano risultare compatibili con il codice degli appalti cui l’azienda è assoggettata; Terna con progetti di innovazione “mappati” sugli obiettivi SDG stabiliti dall’Onu, in particolare nei due filoni strategici, per l’azienda, dell’asset management e della transizione energetica.