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Assonime: non vietare la vendita di bond subordinati al retail ma più chiarezza

Imagoeconomica

“Nel difficile periodo che il sistema finanziario ha attraversato e ancora attraversa, l’azione delle autorità di vigilanza italiane è stata coerente con i compiti e i limiti che il quadro regolamentare le attribuiva. I costi delle crisi bancarie sono stati più contenuti in Italia che nella maggior parte degli altri paesi europei, soprattutto per quanto riguarda gli oneri sostenuti dallo Stato, quindi dai contribuenti.”. Lo ha detto il Direttore generale di Assonime Stefano Micossi nell’audizione tenuta davanti alla 6a Commissione (Finanze e Tesoro) del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle condizioni del sistema bancario, la tutela del risparmio, la risoluzione delle crisi e la garanzia dei depositi.

Nei recenti dissesti delle quattro banche per le quali sono state avviate le procedure di “risoluzione” con le nuove regole europee del bail-in, l’azione di vigilanza “non è mancata”. Quando “i problemi iniziarono a manifestarsi, grazie anche alle verifiche ispettive avviate, furono richiesti la modifica dei controlli interni e dei metodi di erogazione del credito, l’aumento delle svalutazioni di bilancio e il rafforzamento dei patrimoni, la sostituzione degli amministratori (pur non potendo questa essere imposta). Multe severissime sono state comminate agli amministratori delle quattro banche. Quando il patrimonio scese sotto i minimi ed emersero serie irregolarità di gestione, le banche furono commissariate”.

Anche la Consob, a giudizio del Direttore generale di Assonime, ha assolto ai suoi compiti: “faceva indicare nei prospetti per l’emissione dei titoli bancari subordinati i maggiori rischi di questi titoli rispetto alle obbligazioni ordinarie, dovuti al possibile mancato o parziale rimborso in caso di liquidazione o sottoposizione a procedure concorsuali dell’emittente, e faceva pubblicare supplementi ai prospetti informativi in caso di deterioramento delle condizioni patrimoniali delle banche emittenti, con conseguente diritto di recesso per gli investitori”.

Parlando in generale “va rilevato che le obbligazioni bancarie subordinate in circolazione ammontano a circa 65 miliardi di euro, dei quali poco più di 30 sono stati collocati presso investitori retail. Le perdite subite dagli investitori sui titoli subordinati emessi dalle quattro banche poste in risoluzione – secondo le stime in circolazione circa 350 milioni di euro – costituiscono una percentuale contenuta del totale”. Non sembra dunque “giustificata l’idea di vietare o restringere fortemente il collocamento di questi titoli presso gli investitori retail, mentre resta aperto il problema di assicurare nei documenti informativi dei collocamenti una più efficace rappresentazione dei fattori di rischio”. Naturalmente – ha aggiunto Micossi – “laddove i collocamenti siano avvenuti in violazione della normativa vigente, quei comportamenti dovranno essere sanzionati e potranno dar luogo anche ad azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori delle banche coinvolte”.

Il nuovo quadro regolamentare europeo – ha concluso Micossi – “ha introdotto irreversibilmente un principio di responsabilità dei sottoscrittori dei titoli azionari e obbligazionari delle banche, come condizione per gli interventi pubblici di sostegno alle banche in crisi”. A questo fine “prospetti più semplici e chiari nell’esplicitazione dei rischi e regole meno formalistiche di comportamento degli intermediari appaiono necessari, e accanto ad essi prassi di vigilanza più tempestive e incisive”.

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