L’Italia ha ricevuto significative risorse finanziarie attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ma l’utilizzo dei fondi procede a rilento. Con l’erogazione della quinta rata, l’Italia avrà ricevuto 113 miliardi di euro, pari a quasi il 60% delle risorse complessive del Piano. Entro la fine del 2024, sono attesi ulteriori 8,6 miliardi di euro con la sesta rata, per la quale il Governo ha già inoltrato richiesta di pagamento il 28 giugno 2024. Tuttavia, la quantità di risorse ricevute non si traduce in un altrettanto rapido utilizzo dei fondi, con un notevole ritardo nella spesa effettiva. Infatti, sono stati spesi solamente 43 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 23% delle risorse europee del Pnrr. Ciò significa che rimangono da utilizzare circa 151 miliardi di euro entro il 2026.
A fare il punto sullo stato di avanzamento nell’attuazione del Pnrr è Assonime nella sintesi semestrale.
Utilizzo dei fondi: un impatto limitato
Assonime evidenzia che le risorse spese per lavori pubblici, acquisto di beni, e realizzazione di servizi ammontano a soli 14,8 miliardi. Questo dato, confrontato con gli 80 miliardi già messi a gara e le aggiudicazioni per quasi 55 miliardi, spiega l’impatto ancora limitato del Piano sulla crescita del Pil. Secondo le stime del Tesoro, tale impatto nel 2023 è stato dello 0,4% rispetto a una crescita complessiva dello 0,9%.
Per quanto riguarda la spesa sostenuta per la realizzazione dei lavori pubblici, 10 miliardi di euro su un totale di oltre 80 miliardi sono stati utilizzati, con la maggior parte delle risorse impiegate da Rfi (5,4 miliardi). Le spese riferibili alle imprese, pari a 0,8 miliardi, sono costituite principalmente dai contributi per gli interventi del piano banda ultralarga (Italia a 1 Giga e Piano 5G). Tuttavia, questi progetti stanno accumulando ritardi a causa delle difficoltà nel reperimento delle materie prime e della manodopera necessarie.
Revisione del Pnrr
Il Pnrr ha subito due revisioni significative: una a dicembre 2023 e una tecnica a maggio 2024. La prima revisione, avvenuta a dicembre 2023, ha comportato un incremento delle risorse disponibili da 191,5 a 194,4 miliardi di euro, approvato dal Consiglio Ecofin. Questo aggiornamento ha anche ampliato il numero complessivo di milestones e target da raggiungere, passando da 527 a 617, e ha modificato le scadenze di alcuni obiettivi per migliorare la pianificazione e l’implementazione.
Successivamente, a maggio 2024, è stata eseguita una revisione tecnica per raffinare ulteriormente il Piano. Questo processo ha visto l’introduzione del decreto legge 19/2024, noto come PNRR-quater, il quale ha concluso la fase di revisione introducendo misure mirate a ottimizzare la gestione delle risorse. Queste misure includono il potenziamento degli incentivi alle imprese, l’accelerazione dei progetti infrastrutturali e digitali, e un focus sulla ripartizione territoriale delle risorse, con il 40% destinate al Mezzogiorno.
Queste modifiche, spiega Assonime, sono state necessarie per adattare il Pnrr alle nuove esigenze e correggere le inefficienze emerse. Il decreto legge 19/2024 (Pnrr-quater) ha concluso la fase di revisione, introducendo misure che toccano vari ambiti del Piano, cercando di migliorare la gestione e l’impiego delle risorse.
Traguardi e problemi del Pnrr: una corsa contro il tempo
Nel secondo semestre del 2023, sono stati raggiunti alcuni traguardi del Pnrr, con un’attenzione particolare alla riforma della giustizia. Tuttavia, emergono ritardi significativi e criticità, soprattutto nelle misure legate al digitale. Questi problemi mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi fissati per la seconda metà del 2024, sollevando preoccupazioni sulla capacità di rispettare le tempistiche stabilite.
A soli due anni dalla sua conclusione, l’attuazione del Pnrr deve rimanere una priorità per l’agenda politica italiana, se si vuole sfruttare appieno il suo potenziale per la crescita economica. È urgente accelerare la capacità di spesa senza compromettere l’efficacia degli investimenti e migliorare l’attrattività del Paese, così come le infrastrutture e i servizi, per evitare che il Pnrr diventi un’occasione mancata per l’Italia.
Parallelamente, è necessario continuare con le riforme previste dal Piano, molte delle quali sono già state avviate. Le riforme per modernizzare il sistema produttivo e la pubblica amministrazione sono cruciali, dato che toccano alcune delle debolezze strutturali storiche dell’Italia.