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Assolombarda attacca: “Manovra elettorale, non siamo bancomat”

All’assemblea generale a Milano, il presidente degli industriali lombardi Bonomi attacca duramente il governo. “Lo Stato ci deve 40 miliardi, non siamo noi i prenditori” – “No allo Stato che vuole strappare 35.000 concessioni” – Il ministro Tria cerca di ricucire e replica: “Manovra non temeraria, con l’Europa ci sarà un dialogo costruttivo”

Assolombarda attacca: “Manovra elettorale, non siamo bancomat”

“Il governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento, ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale, non quello della crescita”. Questa l’accusa lanciata da Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, durante il suo intervento all’assemblea dell’Associazione.

“Non conosciamo ancora il dettaglio della legge di bilancio ma abbiamo già pagato un prezzo elevato alle modalità con cui il governo è giunto ad aggiornare il Def, per poi modificarlo, senza convincere mercati ed Europa”, ha aggiunto.

Parole a cui a stretto giro ha replicato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, affermando dallo stesso palco di Assolombarda che “la strategia espansiva” alla base della manovra del Governo “non è certamente temeraria: le nostre scelte sono maturate in un quadro di responsabilità e non mettono in alcun modo in pericolo la tenuta dei conti pubblici”.

Ma Bonomi è stato altrettanto duro sui rapporti fra Stato e imprese: “Non possiamo continuare a usare le imprese in regola come bancomat di Stato, visto che i crediti Iva maturati ci vengono riconosciuti dopo anni – ha detto – No a uno Stato che ci chiama ‘prenditori’ e che dopo anni di promesse continua a non pagarci oltre 40 miliardi”.

Il numero uno di Assolombarda ha sottolineato che “con la fatturazione elettronica obbligatoria lo Stato otterrà ogni singolo dato in tempo reale al fine di abbattere elusione ed evasione Iva”, perciò a questo punto, sostiene Bonomi, “tutte le altre misure precedentemente assunte allo stesso fine devono venire meno, le comunicazioni trimestrali o semestrali obbligatorie, lo split payment, la reverse charge”.

Bonomi ha detto anche “no a uno Stato che creda di poter strappare 35mila contratti di concessione. La vicenda tragica del Ponte Morandi vede con troppa disinvoltura dimenticate responsabilità della vigilanza tecnica e di sicurezza sul concedente pubblico, ignorata la necessità che le responsabilità si accertino con indagini amministrative e penali, calpestata la prescrizione vigente che la realizzazione della nuova opera sia fatta con gara di evidenza europea e non con affidamento diretto”, ha aggiunto Bonomi, specificando comunque che “la vicenda del Ponte Morandi ha anche mostrato che, quando li commette, l’impresa i suoi errori deve ammetterli”.

Per quanto riguarda la chiusura domenicale dei negozi, secondo Bonomi si tratta di un provvedimento che “viola la libertà di milioni di consumatori, abbatte consumi e lavoro, mina la possibilità che proprio le famiglie in cui lavorano due componenti possano contemperare i tempi di lavoro con le scelte di consumo”.

Infine, Bonomi a sparato a zero sull’ipotesi di nuova nazionalizzazione dell’Alitalia chiedendo un referendum tra gli italiani: “Siamo stufi di pagare per l’Alitalia” che non si risana mai.

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