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Assogestioni: a luglio raccolta +3,5 miliardi, Intesa Sanpaolo al top

Foto di Markus Spiske su Unsplash (immagine per reddito di emergenza)

Continua a pieno ritmo la crescita dell’industria del risparmio gestito in Italia. Dopo un periodo di rallentamento per il Covid, a luglio secondo la consueta rilevazione di Assogestioni è stata messa a segno una raccolta netta positiva di 3,5 miliardi di euro, di poco inferiore ai circa 4 miliardi registrati nello stesso mese nel 2019, ma in un contesto profondamente cambiato. Con questo risultato i flussi netti totali da inizio anno salgono a 2,77 miliardi.

La raccolta di luglio è equamente distribuita fra gestioni individuali (1,7 miliardi) – questo mese tornano ad attrarre flussi dagli istituzionali – e collettive (1,8 miliardi). I fondi aperti hanno raccolto 1,6 miliardi, con i prodotti di lungo termine che hanno totalizzato flussi in entrata per 2,8 miliardi a scapito del -1,4 miliardi sui monetari. I risparmiatori italiani hanno orientato le proprie preferenze sugli azionari (+2 miliardi), sugli obbligazionari (+1,3 miliardi) e sui bilanciati (+404 milioni).

A livello di domiciliazione, sono ancora i fondi esteri, in particolare i roundtrip con 2,1 miliardi di raccolta, a guidare la riscossa, mentre i fondi italiani hanno sofferto flussi netti negativi per 833 milioni (-3,57 miliardi da inizio anno). Da inizio anno la situazione è questa: indirizzano la raccolta i fondi roundtrip con +8,2 miliardi, seguono gli esteri puri con un lieve passivo (-313 milioni) e infine i fondi italiani con un -3,57 milioni.

Il patrimonio del settore, sostenuto dalle nuove sottoscrizioni e dall’effetto dell’attività di gestione, è cresciuto di 21 miliardi rispetto al mese precedente a 2.287 miliardi. Il 52% delle masse, pari a circa 1.180 miliardi, è impiegato nelle gestioni di portafoglio. Il restante 48% (1.107 miliardi) è consegnato alle gestioni collettive.

Fra i gestori, emergono i nomi del gruppo Intesa Sanpaolo, che guida la classifica con 1 miliardo di raccolta (grazie al contributo di Eurizon con 491,8 milioni di euro e Fideuram Investimenti con 559,6 milioni di euro), poi Poste Italiane con 798 milioni e il gruppo Generali che incamera 347,2 milioni.

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