Un verdetto clamoroso della Cassazione rischia di creare scompiglio nel mercato assicurativo. La Corte ha stabilito che le unit linked – prodotti attraverso i quali è possibile investire in fondi – non sono polizze vita ma investimenti finanziari, perché non garantiscono la restituzione del capitale investito.
Il peso di questa distinzione è davvero rilevante, dal momento che le polizze vita godono di un trattamento differenziato sotto il profilo fiscale ed ereditario e non possono essere sequestrate né pignorate.
Ma l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici ridimensiona la portata della sentenza, che “non prende posizione sulla qualificazione dei contratti assicurativi sulla vita – si legge in una nota – ma si riferisce a un caso specifico, caratterizzato dal ruolo assunto da una società fiduciaria”.
Perciò, secondo l’Ania, “non si rilevano nella pronuncia della Suprema Corte conclusioni che mettano in dubbio la connotazione di prodotto assicurativo con riferimento alle polizze con contenuto finanziario”.
In tempi di tassi negativi e rendimenti bassi, le unit linked hanno avuto un successo straordinario (oggi rappresentano più del 30% del mercato Vita), anche se già in passato avevano sollevato dubbi da parte delle autorità, proprio perché si allontanano in parte dalla filosofia assicurativa trasferendo il rischio dell’investimento sul sottoscrittore.