Il linguaggio e la documentazione contrattuale delle assicurazioni italiane sono ancora troppo complicati e la pandemia ha aggravato il problema. Questa l’opinione espressa giovedì da Stefano De Polis, segretario generale dell’Istituto di vigilanza sulle compagnie assicurative (Ivass), nel corso di un webinar dell’Associazione internazionale di diritto delle assicurazioni (Aida).
La scarsa chiarezza dei contratti assicurativi è spesso motivo di reclami e contenziosi da parte della clientela e “su questo fenomeno ha avuto recentemente un significativo impatto la situazione pandemica”, continua De Polis. Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, infatti, in molti hanno espresso dubbi “sull’applicabilità delle clausole contrattuali standard nel contesto della situazione di eccezionalità costituita dalla pandemia – spiega ancora il segretario generale dell’Ivass – Le segnalazioni dei consumatori hanno riguardato prevalentemente le polizze viaggi (64%), le polizze vita e salute (16%), il settore r.c. auto (14%) e le perdite pecuniarie (6%)”.
Il caso tipico è quello delle vacanze saltate a causa delle misure anti-Covid che hanno limitato gli spostamenti. Molti clienti – ritenendo che la pandemia fosse una causa di forza maggiore – hanno chiesto alle compagnie di essere risarciti, ma non sono stati accontentati proprio perché le clausole dei contratti non spiegavano in modo chiaro obblighi e diritti in una simile circostanza. Di qui, l’impennata dei reclami.
Un altro problema molto diffuso riguarda la lunghezza dei documenti assicurativi, che spesso diventano dei faldoni difficili da affrontare. Il motivo è semplice: oltre alle informazioni davvero utili, le compagnie infilano nel contratto anche una serie di spiegazioni (non richieste) sulle coperture che il cliente potrebbe attivare in futuro, ma che in quel momento non sono previste dalla polizza. Il tutto si traduce in Pdf infiniti o in montagne di fogli che generano solo confusione.
“Oggi non è infrequente anche per le coperture più diffuse sottoscrivere contratti di oltre 200 pagine”, rileva De Polis, aggiungendo che il problema riguarda anche “i documenti informativi aggiuntivi in fase precontrattuale: dovrebbero essere di 2/3 pagine come il documento informativo principale, e invece superano spesso le 20 pagine”. In generale, il segretario generale dell’Ivass ritiene che i contratti siano ancora troppo fumosi e chiede perciò alle compagnie di modificarli per “assicurare ai clienti un’informazione corretta, chiara ed esauriente, che agevoli la comprensione delle caratteristiche, dei rischi e dei costi dei prodotti offerti e ne consenta la facile confrontabilità”.