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Assemblea Generali, i pronostici della vigilia sono per Donnet ma quello di oggi è solo il primo round della sfida ai vertici della finanza

L’attesissima assemblea delle Generali apre la fase cruciale della grande partita della finanza italiana che si concluderà con la battaglia su Mediobanca e sui suoi effetti sul Leone di Trieste • GENERALI Liste, numeri, voti decisivi: cosa c’è da sapere sull’assemblea di Vittoria Patanè

Assemblea Generali, i pronostici della vigilia sono per Donnet ma quello di oggi è solo il primo round della sfida ai vertici della finanza

Non sorprende che l’attesa per l’assemblea del 24 aprile delle Generali a Trieste che deve rinnovare il board sia febbrile, come e più di tre anni fa quando lo scontro tra la lista del Cda uscente, sostenuto come oggi da Mediobanca, e quella di Caltagirone (7% del capitale) appoggiata dalla Delfin degli eredi di Leonardo Del Vecchio (9,9% del capitale del Leone) irruppe sulla scena. Nel 2022 la partita fu decisa dai grandi fondi internazionali e il commento fu unanime nel rilevare la vittoria del mercato. Sarà così anche stavolta?

Assemblea Generali, partita incerta

Oggi la partita è più incerta perché ci sono tre azionisti di peso come l’Unicredit di Andrea Orcel, che detiene più del 5%, l’Edizione dei Benetton (4,8%) e la Crt (2%) che non hanno ancora svelato il loro orientamento di voto e perché le liste in campo sono tre (Mediobanca, Caltagirone e C. e Assogestioni) e non più solo due e quella di Assogestioni, sostenuta dai fondi di Intesa Sanpaolo, può diventare l’ago della bilancia. Ma anche stavolta è diffusa la convinzione che a decidere la partita saranno, come nel 2022, i grandi fondi internazionali che detengono il 32% del capitale della prima compagnia assicurativa italiana.

È per questo che, pur non escludendo mai le sorprese, i pronostici della vigilia sono prevalentemente per la lista di Mediobanca e per la conferma di Philippe Donnet alla guida di Generali che si presenta in assemblea con almeno tre assi nella manica: 1) l’eccellente bilancio 2024 che ha permesso la distribuzione ai soci di 6,5 miliardi di euro tra cedole e buyback e la promessa di altri 7 miliardi di dividendi e 1,5 di buyback previsti dal nuovo piano; 2) la preferenza dei fondi internazionali per la stabilità e l’assenza di conflitti di interesse del management e la garanzia di rendimenti già sperimentati; 3) il pronunciamento favorevole a Donnet dei proxy advisors Iss e Glass Lewis che hanno raccomandato ai soci continuità e dunque un voto a favore della lista di maggioranza presentata da Mediobanca.

Assemblea Generali: è solo il primo round

Anche se avversato da Caltagirone e in parte dal Governo, Donnet può inoltre offrire ai fondi internazionali anche il progetto di joint con Natixis che, lungi dal mettere le mani sul risparmio degli italiani che non è mai stato in pericolo, può permettere la creazione di uno dei maggiori asset management d’Europa che promette rendimenti sicuri e attraenti per investitori e risparmiatori.

Per tutte queste ragioni l’assemblea delle Generali del 24 di aprile si presenta dunque come un evento clou della finanza italiana ma, per quanto alta sia la posta in gioco con la conferma o meno del board guidato da Donnet, l’assise di Trieste non chiuderà la partita ma sarà solo il primo dei due o addirittura dei tre round da cui dipenderà il destino del capitalismo finanziario italiano. Il secondo sarà l’esito dell’Ops lanciata dal Monte dei Paschi – con il sostegno di Caltagirone, di Delfin e del Governo, che mantiene una quota dell’11% nella banca senese ma che soprattutto non ha nascosto il suo endorsement sull’offerta “ostile” su Piazzetta Cuccia – su Mediobanca, che è anche il primo azionista delle Generali con il 13,1%.

Per allentare la pressione del mercato, l’abile Ad di Mps, Luigi Lovaglio, ha in più occasioni dichiarato che il Monte la partecipazione di Mediobanca in Generali “non è cruciale” e che quel che più gli importa è la creazione del terzo polo bancario italiano di cui il recentissimo via libera all’aumento di capitale per dare l’assalto a Piazzetta Cuccia è un buon viatico. Ma per Caltagirone e Delfin l’occasione è ghiotta. Non dimentichiamoci che, oltre alle loro partecipazioni in Generali e in Mps, Caltagirone sono fortemente presenti nel capitale di Mediobanca con quote rispettivamente pari al 7,66% per il patron romano e del 19,8% per la Delfin. Se dovessero espugnare Mediobanca vincendo l’Ops la tentazione di fare cappotto con Generali sarebbe irresistibile.

Assemblea Generali: cosa può succedere

Ma prima Caltagirone e Delfin devono concorrere al successo dell’Ops su Mediobanca, il sui esito è molto più incerto dell’assemblea di Generali. Nella precedente assemblea per il rinnovo del board di Mediobanca anche a Piazzetta Cuccia i fondi internazionali furono determinanti nella conferma di Alberto Nagel di cui hanno sempre apprezzato i rendimenti della gestione e l’assenza di conflitti d’interesse. Stavolta però gli orientamenti sembrano più variegati e non è un caso che, al contrario di quanto avviene per Generali, i pronunciamenti dei proxy advisors non siano stati unanimi: metà per Nagel e metà per Caltagirone-Delfin.

Che ne sarà della cospicua partecipazione di Mediobanca in Generali se gli sfidanti dovessero conquistare Piazzetta Cuccia? L’Ops del Monte dei Paschi e soci diventa così il secondo round della grande partita sul capitalismo finanziario che si sta giocando in Italia e che si consumerà tra giugno e luglio. Riassumendo: il primo round è l’assemblea di giovedì di Generali, il secondo è l’Ops di Mps e soci su Mediobanca e il terzo è il destino della quota della stessa Mediobanca in Generali nel caso in cui dovesse cambiare di proprietà e finire nelle mani della banca senese, di Caltagirone, di Delfin e del Mef. Che ne farebbero della quota di Mediobanca nel Leone? La venderebbero, la ridurrebbero facendo magari spazio a un partner industriale o la terrebbero per coronare il sogno di riorientare Generali?

Nessuno può dirlo con certezza ma si sicuro l’estate e l’autunno della finanza italiana promettono brividi.

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