Ci siamo. Oggi, venerdì 28 febbraio, l’assemblea ordinaria di Banco Bpm si esprimerà sul rilancio del prezzo dell’Opa su Anima da 6,2 a 7 euro per azione e sulla possibilità di “rinunciare in tutto o in parte a una o più delle condizioni di efficacia apposte nell’offerta”, prima tra tutte il Danish Compromise. Decisioni che potrebbero incidere sull’intero risiko bancario italiano, andando a coinvolgere non solo Banco Bpm e Anima, ma anche Unicredit che a sua volta ha lanciato un’ops da oltre 10 miliardi su Piazza Meda e che proprio in virtù delle scelte dei soci del Banco potrebbe clamorosamente modificare i suoi piani in corso d’opera, puntando i suoi artigli su Generali. Ma la sorpresa dell’ultima ora è la presenza di Deutsche Bank nel capitale di Banco Bpm con una quota del 5,1% per conto di clienti (quali?).
Come si arriva all’assemblea di Banco Bpm
La banca guidata da Giuseppe Castagna ha in mano il 22,38% del capitale di Anima. Nell’azionariato della società del risparmio gestito figurano inoltre – in ordine – Poste Italiane con l’11,95%, Fsi Sgr con il 9,77% e Caltagirone con il 5,3%. Lo scorso 7 novembre, Banco Bpm ha lanciato un’opa volontaria sulla società del risparmio gestito finanziata interamente in contanti e gestita attraverso Banco Bpm Vita, per un impegno complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. L’operazione è, almeno fino ad oggi, vincolata a due condizioni cruciali: il raggiungimento di almeno il 66,67% delle azioni di Anima e l’applicazione del Danish Compromise, una norma europea che permetterebbe al gruppo di limitare l’impatto dell’acquisizione sul proprio CET1 Ratio a soli 30 punti base. Nel frattempo a dicembre è arrivato il semaforo verde dall’Antitrust e il governo ha fatto sapere che non eserciterà il golden power.
Sono sostanzialmente due le motivazioni che hanno spinto il board della Popolare di Milano a proporre all’assemblea di aumentare il prezzo dell’offerta su Anima da 6,2 a 7 euro per azione. In primis, sin dal primo momento, il valore delle azioni della società del risparmio gestito è salito ben oltre quello di Opa (oggi è a 6,9 euro), trasformando a tutti gli effetti il premio (8,5% sul giorno precedente all’offerta e 24,9% sui 6 mesi precedenti) in uno sconto. In secondo luogo, l’aumento potrebbe aiutare il Banco a difendersi dall’assalto di Unicredit, aumentando la posta in gioco per Piazza Gae Aulenti.
In questo contesto, in caso di via libera dell’assemblea al rilancio, Banco Bpm otterrebbe anche l’adesione di Poste e Fsi all’offerta su Anima, arrivando a detenere oltre il 43% della società del risparmio gestito (il 22,38 di Piazza Meda più l’11,95 di Poste e il 9,77 di Fsi). Sommando anche l’1,5% dei top manager di Anima che si sono impegnati a sottoscrivere l’opa, si raggiungerebbe in totale il 44,8%. “Si ritiene che” i programmi di Banco Bpm su Anima “potranno essere attuati anche ove vengano apportate all’offerta azioni le quali, tenuto conto della partecipazione già detenuta dalla banca in Anima, consentano all’offerente di venire a detenere una quota pari ad almeno il 45% più un’azione del capitale sociale di Anima”, scrive l’istituto di Piazza Meda nella nota integrativa alla Relazione illustrative preparata per l’assemblea.
Assemblea di Banco Bpm verso il via libera al rilancio
La passivity rule scattata in seguito all’ops di Unicredit su Banco Bpm impone a Piazza Meda di passare dall’assemblea per ottenere il via libera al rilancio su Anima. E, secondo le aspettative, è molto probabile che i soci acconsentano, con percentuali anche piuttosto elevate. Davide Leone, che detiene il 5,47% del capitale di Banco Bpm, e i due proxy advisor Iss e Glass Lewis si sono già schierati a favore dell’aumento ed è molto probabile che la loro opinione incida sul voto degli istituzionali, spingendoli a votare sì. Resta da vedere cosa farà Crédit Agricole, primo azionista del Banco con il 9,18%. Secondo Il Sole 24 Ore, è possibile che i francesi decidano di non partecipare, abbassando così il quorum. Affinché il rilancio passi è necessaria una maggioranza semplice del 50% +1, un livello raggiungibile, tenendo conto che nelle ultime assemblee di Banco Bpm l’affluenza si è attestata tra il 56% e il 60%. Per ottenere il via libera, basterà dunque l’ok del 30-35% degli azionisti.
Le rassicurazioni di Banco Bpm prima dell’assemblea
Alla vigilia dell’assemblea Banco Bpm fa sapere che “non è ancora noto il termine entro cui sarà ottenuto il riscontro di Bce” sull’applicazione del Danish Compromise nell’Opa su Anima “e non si può escludere che ciò avvenga successivamente al termine del periodo di adesione dell’offerta”. È quanto si legge nella nota integrativa, pubblicata su richiesta della Consob, alla Relazione illustrativa preparata per l’assise.
Piazza Meda rende inoltre noto di essersi rivolta direttamente all’Eba per ottenere chiarimenti “in merito al trattamento prudenziale da applicare nel caso di specie”. La decisione della Bce, sottolinea l’istituto, “non si inserisce nel contesto di un procedimento autorizzativo disciplinato dalla normativa, per cui non è possibile esprimersi sulla tempistica e la fase di avanzamento dello stesso che dipende dalle valutazioni, tuttora in corso alla data odierna, da parte della Bce”, che ha chiesto peraltro l’intervento dell’Eba e già comunicato alla banca che i tempi della decisione dipenderanno dal feedback dell’Eba. In ogni caso, ribadisce il Banco, il Cet 1 al 30 giugno 2025 “è stimato in area 13-13,5%” anche senza l’applicazione del Danish Compromise all’Opa su Anima.
Cosa farà Unicredit in caso di ok al rilancio?
“Un incremento del prezzo dell’Opa Anima e la rinuncia (in tutto o in parte) delle condizioni dell’Opa Anima o anche ad una sola di esse, potrebbe determinare la risoluzione o l’inefficacia dell’Offerta”, di scambio per l’acquisizione da parte di Unicredit del Banco, ha scritto nero su bianco la banca guidata da Andrea Orcel in una lettere inviata la settimana scorsa ai soci di Piazza Meda. L’avvertimento è chiaro: il rilancio su Anima potrebbe spingere Unicredit a ritirare l’ops lanciata lo scorso novembre. Una mossa clamorosa che potrebbe abbattersi come un terremoto sull’intero risiko bancario italiano. Come già scritto da FIRSTonline, infatti, un passo indietro su Banco Bpm potrebbe spingere il ceo Andrea Orcel a indirizzare il proprio sguardo verso altri obiettivi. Quali? Le Generali, per esempio, di cui Unicredit possiede già il 5,22%. Una mossa che impatterebbe direttamente non solo sui piani di Caltagirone e Delfin in vista dell’assemblea del Leone (che dovrebbe essere anticipata dall’8 maggio al 24 aprile), ma anche su quelli del Monte dei Paschi, che ha lanciato un’ops da 13,3 miliardi su Mediobanca e che, insieme al Tesoro, vede in Piazzetta Cuccia una via preferenziale per arrivare direttamente a Generali.
C’è però un’altra possibilità sul tavolo, vale a dire un ulteriore rilancio di Unicredit su Banco Bpm. Ciò che è certo è che l’assemblea in programma per venerdì 28 febbraio rappresenterà un momento decisivo per il riassetto finanziario in corso. Ci sarà da divertirsi.