Il Fomc di questa sera sarà un appuntamento importante per i mercati valutari. A parte la prosecuzione del tapering, l’attenzione sarà puntata sulla comunicazione delle guidance e sulle parole di Yellen. Questa sera verranno inoltre presentate le nuove proiezioni macro e dei tassi. Il tema più importante riguarda il timing del primo rialzo, per cui sotto osservazione sarà la frase che fa riferimento al “tempo considerevole” che sarebbe dovuto passare tra la fine del programma di acquisti (prevista in ottobre) e il primo rialzo.
Eventuali adattamenti di tale espressione (o la sua eliminazione) per preannunciare l’avvicinarsi della svolta potrebbero essere interpretati come possibilità che il primo rialzo venga anticipato rispetto alle attese attuali che lo collocano intorno alla metà del 2015. Questo provocherebbe un rafforzamento generalizzato del dollaro, anche contro emergenti. Se invece il passaggio verbale sarà più morbido il biglietto verde dovrebbe limitarsi a consolidare. L’apprezzamento ulteriore – e più esteso – sarebbe solo rinviato.
EURO
L’euro non ha di fatto risentito ieri del dato negativo sullo Zew tedesco, e anzi in giornata è salito fino a 1,2995 dollari. Il vero test sarà comunque il FOMC. Quanto meno la Fed vorrà segnalare l’avvicinarsi del primo rialzo dei tassi, tanto maggiore è la probabilità che il cambio si riaffacci a 1,30 dollari. Questo non modificherebbe però le attese di un successivo indebolimento sotto i minimi recenti (1,2860 della scorsa settimana): i fondamentali di area euro e Stati Uniti hanno infatti spazio per divergere ulteriormente.
STERLINA
La sterlina si sta lentamente riprendendo. Ieri l’inflazione è scesa, come da attese, passando da 1,6% a 1,5% a/a (rimane quindi sotto il target, definito come 2%±1%). Questa mattina invece i dati sul mercato del lavoro sono risultati migliori del previsto, con un calo dei disoccupati e del tasso di disoccupazione superiori alle attese. Quanto ai verbali della riunione BoE di settembre, McCafferty e Weale hanno votato ancora per un rialzo dei tassi immediato. La maggioranza però resta compatta preferendo attendere, perché continuano a non emergere segnali di pressioni inflazionistiche e i costi unitari del lavoro crescono a ritmi troppo bassi.
A tenere bassa l’inflazione contribuisce inoltre il cambio che, nonostante il recente arretramento, rimane forte. Infine, il deterioramento del quadro dell’area euro nell’ultimo mese e gli aumentati rischi geopolitici pongono rischi verso il basso sullo scenario di crescita dell’economia britannica. La sterlina, che era salita fino a quasi 1,6340 dollari prima di dati e verbali, ha poi corretto leggermente e mentre scriviamo indugia in prossimità di 1,6300.
Le novità di oggi rimangono comunque compatibili con un primo rialzo del bank rate nel primo trimestre dell’anno prossimo. Se pertanto il referendum sull’indipendenza della Scozia domani non modificherà lo status quo, la sterlina dovrebbe riprendere a salire gradualmente verso 1,65 dollari, a meno di delusioni dai dati domestici. Le attese di rafforzamento valgono anche nei confronti dell’euro.
YEN
Dopo un breve rimbalzo in area 106 dollari, lo yen è sceso nuovamente tornando sui minimi dei giorni scorsi intorno a 107,30 dollari. Ieri Kuroda ha dichiarato che (1) è naturale che il biglietto verde si rafforzi se l’economia USA migliora, (2) un dollaro più forte non è negativo per l’economia giapponese e (3) i movimenti del cambio non stanno creando problemi al Giappone. Implicitamente questo supporta uno scenario di indebolimento ulteriore dello yen contro dollaro in questa fase, a fronte della crescente divergenza macro tra le due economie. Il rischio è dunque che il cambio possa avvicinarsi a quota 110 dollari più velocemente delle attese.