Paura di diventare obsoleti e la necessità di compensazioni e benefit più competitivi sono tra le principali preoccupazioni dei lavoratori dell’area Asia-Pacifico, secondo un recente studio intitolato “Workforce 2020” condotto da Sap, in collaborazione con il gruppo di ricerca Oxford Economics.
Nello studio, che ha coinvolto più di 5.400 manager e impiegati in 27 Paesi, si identifica l’entrata nel mercato del lavoro dei cosiddetti “millennials”, ovvero coloro che sono nati negli anni Ottanta e Novanta, come la maggiore sfida nel mercato del lavoro di questi anni, insieme alla globalizzazione e all’offerta di lavoro. La ricerca ha anche trovato che la mancanza di gestione del talento e di adozione di nuove tecnologie atte ad accogliere questa nuova ondata di lavoratori sono tra i maggiori difetti degli ambienti di lavoro nell’Asia-Pacifico.
In una crescente difficoltà a trovare e mantenere lavoratori specializzati, i datori di lavoro della regione sottovalutano l’impatto della leadership e dei cosiddetti “soft skills” necessari a guidare una forza lavoro nuova e più esposta alla tecnologia. Inoltre i datori di lavoro non apprezzerebbero a sufficienza la lealtà dei lavoratori e sottovaluterebbero la necessità dei lavoratori di avere maggiori opportunità di crescita e un equilibrio maggiore tra lavoro e vita privata.
Nella regione, i lavoratori chiedono benefit e paghe adeguate, ma lo studio trova anche che maggiori opportunità di carriera renderebbero gli impiegati più contenti di restare nel posto di lavoro. Per i “millennials’, inoltre, la paura di essere licenziati sarebbe minore che quella di diventare obsoleti.
“Il flusso di lavoratori giovani e ambiziosi è crescente nell’area” commenta Adaire Fox-Martin, presidente di Sap Asia Pacific Japan “È importante che le società riconoscano il loro talento e lo valorizzino”.