Per il terzo giorno i mercati asiatici si sono indeboliti, sempre ipnotizzati dalla crisi in Europa. L’euro si mantiene su 1,27 e molti interpretano questo debole livello come sintomo delle tensioni da debiti sovrani. Ma 1,27 è anche superiore ai livelli – 1,22-1,26 – che erano stati registrati nell’estate del 2010, quando non c’erano avvisaglie di crisi in Europa. I cambi fluttuano per le ragioni più disparate e un euro debole oggi aiuta i produttori del Vecchio continente – produttori che hanno bisogno di aiuto, dato che la recessione è in arrivo.
Il paese chiave della situazione è l’Italia, per ragioni non lusinghiere, ma ci sono altri due paesi chiave: gli Usa e la Cina. Il primo è in ripresa, e sul secondo bisogna contare per mantenere il mondo sulla retta via. Le previsioni sui mercati cinesi non sono univoche: c’è chi vede un grosso rimbalzo dell’indice di Shanghai (SSEA) perché la politica monetaria sarà ancora allentata, facendo ripartire un’economia che per la verità non si è mai fermata. E c’è chi prevede invece una borsa piatta, perché l’economia non rallenterà abbastanza da indurre una politica monetaria più accomodante. Comune a queste due posizioni è peraltro l’idea che l’economia cinese continui in una espansione senza soste. Lunga vita, insomma, alla crescita del Celeste impero.
http://www.bloomberg.com/news/2012-01-09/asian-stocks-fall-as-euro-oil-drop-before-merkel-sarkozy-crisis-meeting.html
http://www.bloomberg.com/news/2012-01-08/china-december-lending-money-supply-growth-exceed-economists-estimates.html