La maggior parte delle Borse asiatiche hanno ceduto terreno. Alle solite preoccupazioni sul debito europeo e sulla (non) crescita americana, si sono aggiunte apprensioni sul fronte dello scontro cino-giapponese sulla paternità delle isole Senkaku (in giapponese) o Diaoyu (in cinese) al largo del Mar della Cina.
Intanto le società attive nella produzione di energia sono salite alla Borsa giapponese alla notizia che Tokyo non avrebbe alcuna intenzione di bloccare la costruzione di reattori nucleari. In particolare, Hokuriku Electric Power, un operatore del settore, è salito del 6,7 per cento. BHP Billiton, il maggior gruppo minerario mondiale, è invece sceso dell’1% a Sydney, avviando un arretramento che ha contraddistinto tutto il settore, con l’eccezione di Fortescue Metals Group, cresciuto di un impressionante 16%, dopo essere riuscito a ottenere 4,5 miliardi di dollari per rifinanziare i suoi prestiti bancari. Honda Motor ha perso l’1,7% dopo aver accusato danni ai suoi impianti cinesi a causa della peggiore crisi diplomatica che coinvolge i due Paesi dal 2005.
L’indice MSCI Asia Pacific è scivolato dello 0,1% a 123.36 alle 10:35 a Tokyo, con quattro titoli in declino ogni tre in aumento. Il Nikkei 225 Stock Average era pressocché invariato, mentre il sudcoreano Kospi è scivolato dello 0,2% e l’australiano S&P/ASX 200 ha lasciato sul terreno lo 0,4%, l’Hang Seng ha perso lo 0,1% e il cinese Shanghai Composite lo 0,8 per cento.
http://www.bloomberg.com/news/2012-09-17/australia-japan-stock-futures-little-changed-on-europe.html