Chagall con il suo sempre eterno sorriso luminoso, possiamo considerarlo un artista ma soprattutto un uomo assolutamente eclettico. Amava dipingere come parlare di musica e passare subito dopo ad intrattenere con discorsi di politica,per poi tornare nel suo mondo dove le mucche volano, gli amanti fluttuano sopra i tetti, i galli che suonano il violino e quel Noè che manda a ricognizione la colomba a Dio che creò l’uomo.
Ciò che contava di più per l’artista era l’irrazionale, ossia evadere dal mondo delle macchine. Basta guardare i suoi quadri per essere divertiti e allo stesso tempo commuoversi per quella sorta di capacità di fondere il sublime con l’ironia.
Nella sua vita fu sempre molto generoso, donando spesso le sue opere, a Israele donò diversi tesori tra cui il trittico dell’Antico Testamento , un arazzo molto grande che adorna il Knesset, il Palazzo del Parlamento, e all’America il mosaico della First Nationals Plaza di Chicago, oltre a due murali per il Metropolitan di New York. Alla Russia un numero considerevole di litografie e altre opere e ancora…
In Francia le vetrate istoriate e i suoi mosaici li troviamo in chiese, cattedrali e anche in qualche università. Pensiamo solo al soffitto dell’Opéra di Parigi, a quella festa di colori che crea quel magico cielo in un girotondo di violinisti, ballerini e eroine del melodramma.
Nacque il 7 luglio del 1887 nella cittadina bielorussa di Vitebsk ad ovest di Mosca, dove una numerosa comunità ebraica, circa 20mila persone, viveva in case di legno lungo il fiume Dvina. Primo di nove figli, di un padre ebreo che lavorava in un magazzino di aringhe, iniziò ben presto a dipingere, e ciò che lo prendeva di piùera di evocare ogni cosa rappresentase la sua città natale.
Poi su consiglio di un amico, partì per San Pietroburgo con in tasca solo 27 rubli, sottratti al padre. Si adattò a qualsiasi lavoro, e ogni minuto libero lo dedicata a dipingere. Di questo periodo giovanile, compaiono sulle tele: spazzini, aie, matrimoni e soprattutto i tetti di’ Vitebsk, che gli estimatori di Chagall ben riconoscono.
A dare una vera svolta alla sua vita fu un avvocato, un certo Max Vinaver, che lo invitò ad andare a studiare a Parigi, sostenendone le spese eun mensile che gli mandava. Giunto nel 1910 prese alloggio nel fatiscente edificio La ruche meglio noto come l’alveare. Anche Modigliani aveva il suo studio in questo luogo e proprio nello stesso piano di Chagall. Fra i letterati c’era lo scrittore Blaise Cendrars e il poeta Guillaume Apollinaire.
Chagall colpito dai colori usati dagli impressionisti, cominciò a pennellare la Senna e gli ubriachi di Parigi, la Torre Eiffel e i ricordi di casa, come lo zio Neuč e gli innamorati abbracciati. Ma anche una Parigi con i lampioni che camminano o Notre Dame coronata con un mazzo di fiori.
La sua prima personale fu organizzata nel 1913 a Berlino in Germania, che gli sfruttò successo e un po’ di denaro dalla vendita delle tele. L’anno a seguire tornò a Vitebsk dove sposò Bella Rosenfeld ma non riuscì a portarla a Parigi perché furono bloccati dalla Rivoluzione di ottobre. Nel 1918,nominato commissario dell’arte per la provincia di Vitebsk, volle celebrare il primo anno della rivoluzione appendendo enormi festoni sui tetti delle case. Nel 1922 lasciò la Russia.
Tornato a Parigi e grazie ad un famoso editore e mercante d’arte iniziò a lavorare sulle incisioni come Le anime morte di Gogol. Illustrò poi le favole di La Fountaine e altre ancora.
Nel 1941, mentre le truppe tedesche devastavano l’Europa, Chagall scappò a New York con la famiglia; sono di questo periodo le opere che rappresentano le barbarie naziste, come nella Crocifissione gialla e La caduta dell’Angelo.
Con la morte di Bella nel 1944, sconvolto della perdita, iniziò a realizzare scenografie per il teatro e disegnare costumi. L’opera più bella fu senz’altro il disegno per i costumi e dei fondali color arcobaleno per L’uccello di fuoco di Stravinskij.
Tornato in Francia nel 1948, sposò Valentine chiamata “Vava” Brodsky, di origini russe e anche lei ebrea.
Nel 1957 volle andare in Israele, dove nel 1960 creò una vetrata per la sinagoga dell’ospedale Hadassah Ein Kerem e nel 1966 progettò un affresco per il nuovo parlamento. Continuò a viaggiare continuamente, ma non volle più tornare nella nativa Vitebsk, nè vedere quei tetti che tanto aveva dipinto. Morì nel 1985 a 97 anni, a Saint-Paul-de-Vence.
Ora i suoi dipinti entrano nelle grande collezioni di arte moderna ma anche Contemporanea accanto ad artisti post war, tra i soggetti più ambiti le coppie in matrimonio come nel caso Les trois cierges (1939) che lo scorso 15 maggio 2017 nell’asta da Christie’s a New York Price ha realizzato ben 14,583,500 dollari.